Non ce la faceva più e alla fine si è auto-somministrata il farmaco per morire. Un dibattito politico e sociale che in Italia va avanti da anni ormai. Mai risolto nemmeno giuridicamente. Laura Santi, la giornalista di Perugia che aveva chiesto il suicidio assistito, è morta questa mattina (22 luglio) nella sua abitazione. La donna, 50 anni, si è auto-somministrata il farmaco letale: era affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla. Accanto a lei c’era il marito Stefano, al suo fianco da sempre nella battaglia per il fine vita. «Nell’ultimo anno le sofferenze di Laura erano diventate intollerabili» ha detto l’uomo. La notizia del decesso è stata diffusa dall’associazione Luca Coscioni.
Laura Santi aveva raccontato la storia della sua malattia, i cui primi sintomi si erano manifestati nel 2000. Aveva ottenuto lo scorso novembre il via libera dall’Asl di Perugia al suicidio assistito: le erano stati riconosciuti tutti i requisiti di legge stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale sul caso dj Fabo: la paziente era in grado di autodeterminarsi, era affetta da una malattia irreversibile fonte di gravi sofferenze e dipendeva da sostegni vitali. «Sono completamente tetraplegica, ho perso le braccia, il tronco, sono in sedia a rotelle da 16 anni, ho incontinenza, spasmi dolorosi» aveva raccontato in una intervista al Corriere. Ancora oggi in Italia manca una legge sul fine vita e l’iter per il malato terminale è complesso.
«La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a 100 anni e nelle condizioni più feroci, ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro»: sono le ultime parole che la giornalista ha affidato all’Associazione Luca Coscioni, di cui è stata attivista e consigliera generale. «Io sto per morire. Non potete capire che senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai sto vivendo. O forse lo potete capire. State tranquilli per me. Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così. Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi» ha scritto.
Nel suo estremo messaggio la giornalista perugina muove però anche dure critiche alla politica e a chi esercita pressioni su di essa, a partire dalla Chiesa: « Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine, l’ingerenza cronica del Vaticano, l’incompetenza della politica. Il disegno di legge che sta portando avanti la maggioranza è un colpo di mano che annullerebbe tutti i diritti. Pretendete invece una buona legge, che rispetti i malati e i loro bisogni».
Laura Santi «ha dovuto affrontare un lungo e complesso iter giudiziario, civile e penale, per vedere riconosciuto il diritto ad accedere al suicidio medicalmente assistito» sottolinea l’associazione Luca Coscioni. Dopo tre anni dalla richiesta iniziale alla Asl, due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo nei confronti dell’azienda sanitaria, «solo» nel novembre 2024 – si legge nella nota – ha ottenuto una relazione medica completa che attestava il possesso dei requisiti e a giugno 2025 la conferma dal collegio medico di esperti e poi del comitato etico sul protocollo farmacologico e sulle modalità di assunzione».
(Fonte Corriere della Sera)