Il giorno dei funerali di Francesco. La cerimonia funebre sarà oggi, anche nei numeri, una straordinaria testimonianza di devozione popolare e di affetto per un pontefice sentito come un pastore vicinissimo al suo «gregge». Lo ricorda anche un passaggio del già citato Rogito: «Sempre attento agli ultimi e agli scartati dalla società, Francesco appena eletto scelse di abitare nella Domus Sanctae Marthae, perché non poteva fare a meno del contatto con le persone, e sin dal primo Giovedì Santo volle celebrare la Messa in Cena Domini fuori dal Vaticano, recandosi ogni volta nelle carceri, in centri di accoglienza per i disabili o tossicodipendenti. Ai sacerdoti raccomandava di essere sempre pronti ad amministrare il sacramento della misericordia, ad avere il coraggio di uscire dalle sacrestie per andare in cerca della pecorella smarrita e di tenere aperte le porte della chiesa per accogliere quanti desiderosi dell’incontro con il Volto di Dio Padre». Dopo la celebrazione in San Pietro, il corteo funebre raggiungerà Santa Maria Maggiore, dove Bergoglio ha chiesto di essere sepolto.
Oltre ai fedeli ai funerali attese 160 delegazioni.
Sono oltre 160 le delegazioni ufficiali confermate fino a ieri sera e che
parteciperanno stamane alle 10.00 ai funerali di papa Francesco in Piazza San Pietro. Siederanno tutte sul sagrato vaticano, a destra dell’altare guardando la facciata della basilica. Al, posto d’onore ci sarà la delegazione del Paese natale del Pontefice, l’Argentina, guidata dal presidente della Repubblica Javier Milei, con la sorella Karina quale segretaria generale
della Presidenza. Quindi quella italiana, con in testa il presidente della
Repubblica Sergio Mattarella insieme alla figlia Laura e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: della delegazione faranno parte, tra gli altri, anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il presidente della Corte Costituzionale Giovanni Amoroso, i vice
presidenti del Consiglio Antonio Tajani e Matteo Salvini, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, l’ambasciatore presso la Santa Sede Francesco Di Nitto. L’ordine della postazioni sul sagrato prevede poi i sovrani regnanti nell’ordine alfabetico del Paese (ma in francese), tra
cui quelli del Belgio Re Filippo con la regina Matilde, di Danimarca Regina Mary, di Spagna Re Felipe VI con la Regina Letizia, di Giordania Re Abdullah II accompagnato da Rania, di Monaco Principe Alberto con la consorte Charlene, di Svezia Re Carlo Gustavo con la Regina Silvia. Teste coronate arriveranno anche dagli Emirati arabi, dal Lesotho, dal principato di Andorra e da quello del Lichtenstein; a Roma anche i granduchi del Lussemburgo, mentre tra i principi ereditari ci saranno William per il regno Unito e la principessa Mette-Marit di Norvegia. Per quanto riguarda i capi di Stato, siederanno sempre in ordine alfabetico francese del Paese. Tra i presenti, il tedesco Frank-Walter Steinmeier con il cancelliere Olaf Scholz; il brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva; lo statunitense Donald Trump con la consorte Melania; il francese Emmanuel Macron con la consorte Brigitte; l’ungherese Tamas Sulyok con il primo ministro Viktor Orban. Previsto poi l’ucraino Volodymyr Zelensky con la moglie Olena, ma ieri Zelensky ha fatto sapere che potrebbe non partecipare, a causa di importanti «incontri militari» che dovrà tenere. «Se non sarò presente in tempo, l’Ucraina sarà rappresentata a un livello adeguato. Il ministro degli Esteri e la first lady saranno presenti. Per quanto mi riguarda, è importante essere qui. Oggi in Ucraina si terranno diversi incontri militari», ha dichiarato visitando il luogo dell’attacco russo su Kiev. Per l’Unione Europea ci saranno il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, quella della Commissione Ursula Von der Leyen, l’alta rappresentante per gli Affari esteri Kaja Callas e la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola. Per l’Onu ci sarà il segretario generale Antonio Guterres. La Cina sarà rappresentata dal vice presidente Chen Chin-Jen. La Federazione russa dalla ministra della Cultura, Olga Borisovna Lyubimova. Israele dall’ambasciatore presso la Santa Sede Yaron Sideman. La Palestina (che è riconosciuta dalla Santa Sede) dal primo ministro Mohamed Mustafa.
(Fonte Corriere della Sera)