"Le Palle Delprete"

Lorenzo Musetti diventa “Magnifico” e vola in semifinale agli Internazionali di Roma

Sono le 23:49 di un innocuo e comune mercoledì sera, di un qualunque maggio che si volge a metà cammino, in una Capitale che caotica continua a urlare, sentendosi perennemente in festa.

Sono le 23:51, mentre l’adrenalina pompa incessante da cuore, anima e testa verso mani, piedi, dita, scrollando via la stanchezza.

Sono le 23:53, mentre incredulo metto in silenzio il gracchiare ormai inutile del televisore, e i gatti, con la cana, mi guardano assorti.

Sono le 23:55, mentre gli occhi, ben svegli, ancora aperti e increduli, continuano a sognare.

Sognano, ragazzo. E sognano quel ragazzo che s’è fatto – improvvisamente, come lampo di Zeus che s’abbatte su dubbi e indecisioni – Uomo.

Sono le 23:59.
Chiudo gli occhi. Istante fulmineo che si fa fulminante.
Ho visto match di tennis, ne ho visti tanti, sin da quando ero bambino con mio zio.
Ne ho visti ancora di più, incessantemente, in questi ultimi anni.
Così, come questo, però, in questi anni ne ho visti ben pochi.

Perché stasera, alla fine, ho visto lui.

Ho visto un carrarino quasi imberbe e fumante diventare Uomo.
E Leggenda.

Ho visto un tronco fiero di pietra scolpito alla fine nel nobile marmo: braccia aperte, testa leggera, levarsi a guardare con gli occhi negli occhi questo cielo.

L’ho visto, sì. Sì che l’ho visto.

L’ho visto così: farsi se stesso, prima di altri.
L’ho visto così.

Così.

Leggero, elegante, leggiadro, compito e composto. In punta di piedi.

Movimenti armonici, dettati da classe più che da foga.
Colpi su colpi, danzando racchetta.

Lì dove è potenza, lui risponde con grazia.
Lì dove è sotto rete, lui si fa parabola lontana.
Lì dove è moderno, lui risponde d’antico.
Lì dove è virulenza, lui si fa palla corta in dolcezza.

Sì, stasera, alla fine, io l’ho visto.
Ed è come – proprio come – l’avessi già visto in altri epici match, d’altri Campioni.

Sì. Ho visto Lorenzo che s’ammanta di Magnifico.
Sì, l’ho visto stasera.

Perché stasera è la sera dei miracoli, facciamo attenzione:
a muso duro sul Centrale del Foro Roma,
con lo slice fa a pezzi un campione.
È la sera dei rovesci che parlano con Re Roger,
della luna che sta per cadere
e della gente che corre nelle piazze per andare a vedere.
Questa sera così dolce che si potrebbe bere,
da passare in centomila a godere.

Sì, l’ho visto.

Perché lì dove è lo Schiaffo,
lui è il Manrovescio.

Perché, se Sinner Scintilla d’Infinito è Michelangelo allora Musetti — coi chiaroscuri, le zone dolci e folli — è il Caravaggio.