Violenta la figlia della compagna e dal carcere chiede l’affidamento congiunto della bambina nata da quella stessa relazione
Violenta la figlia della compagna, patteggia sette anni di carcere e poi dalla casa circondariale chiede ai giudici l’affido congiunto della bambina nata da quella stesa relazione: il Tribunale di Torino ha rigettato tutte le sue richieste. Nessun affidamento, condanna al mantenimento, e per le visite si vedrà in futuro ma solo in modalità protetta e se seguirà un percorso riabilitativo e certificato e avallato dai servizi sociali.
La storia.
Una donna separata, madre di una figlia adolescente, conosce un uomo con cui inizia una relazione. Quell’uomo, però, si trasformerà presto nell’incubo più oscuro della famiglia e della sua vita.
Nel tempo, la figlia rivela di essere stata vittima di violenza sessuale da parte di lui quando era solo una bambina. La denuncia apre le porte a un’indagine e poi a un processo penale.
L’uomo viene condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi per gravissimi reati: violenza sessuale aggravata, atti persecutori e lesioni nei confronti della figlia della compagna. Ma la sua difesa propone un patteggiamento, accettato dal tribunale: la pena viene ridotta a circa sette anni di reclusione.
Lo conferma anche l’avvocato Vincenzo Leonardo Coluccio, che lo ha assistito: “Avevo richiesto il patteggiamento da otto anni e sei mesi a sette anni circa”.
Oggi l’uomo è detenuto nella Casa Circondariale di Torino.
L’affido dell’altra bambina, figlia sua e della ex compagna.
Nel 2020, dalla relazione tra l’uomo e la donna nasce una seconda figlia. Ma da quando è iniziata la detenzione, l’uomo non ha mai cercato alcun contatto con la bambina. Nessuna lettera, nessun messaggio, nessun gesto. Eppure, nel corso del procedimento civile, ha avanzato una richiesta che ha lasciato tutti interdetti: ottenere l’affido condiviso con la ex compagna. Una proposta considerata inaccettabile dai giudici, dato che l’uomo non ha mai mostrato né pentimento né consapevolezza per le violenze commesse sulla sorella maggiore. Dalle relazioni dei servizi sociali emerge che non ha mai provveduto al mantenimento, non ha mai chiesto notizie della figlia né manifestato alcun interesse educativo o affettivo.
La sentenza.
Il 18 aprile 2025, il Tribunale di Torino ha deciso: la madre ottiene l’affido esclusivo rafforzato della bambina, mentre il padre viene dichiarato decaduto dalla responsabilità genitoriale. Dovrà versare un assegno mensile di 200 euro per il mantenimento della figlia, oltre alla metà delle spese straordinarie.
L’assegno unico andrà interamente alla madre. Quanto a un’eventuale ripresa del rapporto padre-figlia, il Tribunale lascia aperta una possibilità, ma solo nel caso in cui l’uomo intraprenda un percorso di recupero seguito dai servizi sociali. In quel caso, saranno loro a valutare se e come organizzare eventuali incontri in luogo neutro, nell’esclusivo interesse della bambina.
Una storia di riconquista personale.
Dopo la rottura, il processo e il trauma di vedere la propria figlia sopravvivere a un abuso, la madre ha trovato la forza di ricominciare. Ha concluso un tirocinio formativo retribuito presso un Caf, ha mantenuto rapporti stabili con la rete di supporto, ha trovato un lavoro regolare come collaboratrice domestica e si prepara ad entrare in un alloggio popolare. I servizi sociali la descrivono come una madre presente, affidabile e attenta. Una donna che, nonostante le difficoltà, ha saputo ricostruire una vita dignitosa per sé e per le sue figlie. Una madre che non si è arresa.