Cronaca

Vasile Frumuzache potrebbe aver ucciso altre donne, l’ombra del serial killer della Toscana

C’era un serial killer in Toscana e nessuno si era accorto di nulla. Eppure, negli ultimi anni, alcune donne erano scomparse. Nessuno aveva collegato quelle assenze. Fino a quando, davanti all’evidenza di due cadaveri ritrovati nelle campagne sopra Montecatini, il nome di Vasile Frumuzache è diventato impossibile da ignorare.
Ha 32 anni. Fino a pochi giorni fa era una guardia giurata, apparentemente insospettabile. Oggi è rinchiuso nel carcere della Dogaia, a Prato. Ieri mattina, però, è finito al pronto soccorso perché un altro detenuto gli ha versato addosso olio bollente, provocandogli ustioni di primo e secondo grado. L’aggressore è stato identificato: è il cugino di Ana Maria Andrei, una delle due vittime, scomparsa nel luglio 2024 e ritrovata morta solo adesso. L’aggressione, secondo chi era presente, sarebbe stata una reazione a una frase che Vasile avrebbe pronunciato: “Ce ne sono anche altre”. Parole che oggi sono agli atti dell’inchiesta.
E proprio quel “ce ne sono anche altre” ha acceso un nuovo allarme. Gli inquirenti adesso non indagano più solo su due omicidi.Si pensa, che sia un vero serial killer. Stanno scavando nel passato recente e remoto di Vasile. Per la Procura di Prato, che lavora insieme a quella di Pistoia, potrebbe esserci molto di più. L’uomo è già stato soprannominato il “killer delle escort”.
A Monsummano, nella sua abitazione, sono stati trovati quattro telefoni. Non è ancora chiaro se tutti fossero suoi. Alcuni potrebbero appartenere a vittime o persone scomparse. La Procura ha quindi richiesto i tabulati telefonici degli ultimi cinque anni, e ha chiesto alle prefetture di tutta la Toscana e della Sicilia, dove Vasile ha vissuto fino al 2022, di inviare le denunce di scomparsa non ancora risolte.
Ci sono anche dei dettagli che inquietano. Dopo l’omicidio di Ana Maria, lo scorso agosto, aveva nascosto la sua auto in garage, l’aveva riverniciata e cambiato la targa da romena a tedesca. Aveva conservato anchela scheda telefonica della vittima, e l’ha utilizzata la notte della scomparsa di Denisa, per una telefonata di cui ancora non si capisce il senso.
Nella collina delle Panteraie, accanto alla valigia dove è stata trovata la testa di Denisa, sono state rinvenute anche quattro lame di coltelli. Una sarebbe stata usata contro lei,ma le altre? Vasile ha raccontato agli inquirenti di aver tagliato la testa alla ragazza con un coltello trovato nella stanza del residence. Ma in quella stanza non c’era sangue. Nessuna traccia. “Ho usato sacchi della spazzatura per non sporcare”, ha detto. Ma è una versione che non regge e ovviamente, verrà riascoltato.
Nel frattempo si cerca di capire come sia stato possibile che Vasile fosse stato inserito nella sezione dei detenuti comuni, nonostante ci fosse una disposizione precisa della Procura che lo voleva tra i “protetti”. C’erano state minacce nei suoi confronti da parte di altri detenuti romeni. Eppure, giovedì sera, dopo il sopralluogo con gli investigatori sul luogo dei delitti, era stato spostato.
Il procuratore capo Luca Tescaroli ha definito l’aggressione in carcere “un fatto gravissimo”. Ha ricordato che ogni persona, anche se accusata dei crimini più efferati, ha diritto a essere tutelata e trattata con umanità.
E adesso si scava nel passato. Si controllano i telefoni, si cercano tracce, si rileggono vecchie denunce. Perché se davvero Vasile Frumuzache ha ucciso ancora, prima di Denisa e Ana Maria, quelle storie devono assolutamente uscire a galla.