Cronaca

Un altro sguardo sui femminicidi, partendo dall’arte che spesso racconta e anticipa la realtà, per dire no alla violenza sulle donne

“Ogni uomo uccide ciò che egli ama, e tutti lo sappiamo: Alcuni lo fanno con uno sguardo di odio, altri con una parola carezzevole. Il vigliacco lo fa con un bacio, chi è spavaldo con una spada. Alcuni uccidono il loro amore, quando sono ancora giovani, Altri quando sono gia vecchi, Alcuni lo strangolano con le mani del desiderio, Altri con le mani dell’oro, I più gentili usano un coltello, così che i cadaveri gelino al più presto… Si ama eccessivamente o troppo poco, l’amore si vende o si compra. Talvolta si compie il delitto con tante lacrime, qualche altra volta senza un sospiro, perchè ognuno di noi uccide ciò che ama eppure non è costretto a morirne”.

Questo sonetto crudele sembra scritto nell’anno del signore 2025 a fronte dell’epidemia inarrestabile di femminicidi in Italia dove ogni giorno una donna perde la vita a causa di un uomo incapace di accettare un rifiuto, un moto di emancipazione o anche un semplice no. La notizia di femminicidio è talmente quotidiana che rischia di diventare una semplice statistica, non dissimilmente dalle sparatorie nelle scuole statunitensi che ormai sono talmente comuni da non comportare più una notizia.
Ma noi non dobbiamo perdere la nostra sensibilità al dramma bieco del femminicidio. Non dobbiamo farlo passare per consuetudine. Ne va della nostra stessa umanità, in quanto dietro quei nomi, quelle notizie, quelle storie ci sono esseri umani, non semplici numeri.
Ogni uomo uccide ciò che Ama, può farlo con uno sguardo di odio o una parola carezzevole, con un bacio o con la spada.
Il componimento non è stato scritto nel 2025 ma si tratta di una canzone la cui melodia è composta da Peer Raben ed interpretata dall’attrice e cantante Jeanne Moreau nel film di Rainer Werner Fassbinder “Querelle de Brest” del 1982. Jeanne Moreau nel film interpreta Lysianne, l’amante di Robert (Laurent Malet) contrabbandiere e fratello del protagonista Querelle (Brad Davis). Il film è un surreale viaggio nei bassifondi del porto fra prostitute, criminali e omosessuali con scenografie di stampo espressionista piene di suggestioni falliche valorizzate da una
fotografia satura ed innatural. Amplessi e rapporti di odio/amore si intrecciano in uno svolgimento nichilista e disperato. Presentato alla mostra internazionale del cinema di Venezia nel 1982 pochi mesi dopo la morte di Fassbinder concorse al Leone D’oro anche alla strenua difesa del presidente Marcel Carnè nonostante il grido allo scandalo di una pellicola che metteva in scena in maniera esplicita rapporti di tipo omosessuale. Querelle perse, ma solo contro “Lo Stato delle cose” di Wim Wenders. Il film è difficilmente reperibile in edizione integrale in quanto fu pesantemente tagliato dalla censura in fase di distribuzione ma rimane altresì uno sguardo disperato nel mondo dei sentimenti e della psicologia dell’uomo e di come nell’uomo la incapacità di rinunciare a ciò che si ama porti alla violenza.
Ma Querelle sebbene nella visione personale di Fassbinder acquisti unicità non è una storia originale, è altresì tratto dall’omonimo romanzo di Jean Genet, pubblicato in forma anonima proprio a causa del suo contenuto e dei suoi temi. Querelle infatti nel romanzo è un antieroe bisessuale, ladro, prostituto e assassino seriale che manipolerà e uccidera i suoi amanti per profitto e diletto, non dissimilmente da un Patrick Bateman di Brett Eston Ellis ante litteram (personaggio simbolo della Sottocultura Incel).
È infatti la sensibilità di Fassbinder a sublimare il crudo romanzo di Genet per caricarlo di un’analisi profonda sull’animo umano e la sessualità e il brano cantato da Jeanne Moreau ne è il riassunto perfetto. Un brano il cui testo ha sua origine molto più indietro nel tempo, nel 1897 dalla penna del genio ed esteta Oscar Wilde.
Ogni uomo uccide ciò che egli ama è infatti parte della ballata del carcere di Reading, Wilde fu accusato di omosessualità nel 1895 e condannato a due anni di lavori forzati nel carcere di Reading dove conobbe Charles Thomas Woolridge, uxoricida accusato di aver tagliato la gola alla moglie con una lama di rasoio. I due fecero amicizia fino al giorno in cui Wilde assistette all’impiccagione dello stesso Woolridge. Fu questo spettacolo brutale a spingerlo, scontata la pena a scrivere la ballata durante la sua permanenza a Berneval-Le-Grand nel 1897. Un testo pessimistico, differente dal life as a work of art brillante del Wilde pre carcere, un testo che raramente viene studiato nei licei (spazzato sotto il tappeto dei programmi ministeriali, non si sa mai) ma che andrebbe riscoperto e analizzato nel contesto attuale più di un secolo dopo.
Mentre il brano, almeno per noi italiani è più celebre di Querelle e la ballata di Wilde. Infatti è stato scelto nel 2007 da Matilde D’Errico e Maurizio Iannelli per l’importante trasmissione di Rai 3 “Amore Criminale” che narra le storie di femminicidio con testimonianze e ricostruzioni struggenti. Una trasmissione che da quasi vent’anni fa di tutto per sensibilizzare la popolazione italiana sul tema del femminicidio ma che non ha la risonanza mediatica che meriterebbe.