Esteri

Il giorno dopo in Ucraina e nel mondo regna la paura. E adesso?

Dopo la rottura. L’Ucraina ha paura, la Russia esulta: cosa può cambiare adesso.Mosca ha parlato di «scontro storico», mentre Kiev prova a ricompattarsi: «Non siamo una sola persona, siamo milioni di persone». I timori per l’offensiva finale di Putin.«Potrà tornare quando sarà pronto per la pace». Il post di Donald Trump al termine del ruvido corpo a corpo verbale con il presidente ucraino Zelensky suona come la sicura tolta alla pistola. Mosca gongola e parla di scontro «storico», mentre su tutta l’Ucraina risuonano le sirene d’allarme aereo.
In una settimana è accaduto più di un decennio. Un giorno dopo l’altro Donald Trump è stato rintuzzato da Macron, da Starmer e infine da Zelensky, tra tutti il meno diplomatico. In un solo colpo la Casa Bianca aveva in mente di ottenere il sostanziale controllo delle preziose “terre rare” ucraine e il pieno mandato a negoziare la pace con Putin. Né l’uno, né l’altro. Il litigio tra il tycoon spalleggiato dal suo vice JD Vance e il leader ucraino Zelensky dice che la porta della Casa Bianca non è più aperta come un tempo. In Ucraina, dopo tre anni di guerra, le immagini che arrivavano da Washington hanno innescato uno psicodramma collettivo. Tra chi preconizza la reazione immediata e soddisfatta di Putin, e chi spera in chissà quale asso nella manica per Kiev.
L’ancora di salvezza si chiama Europa, non tutta intera, ma l’asse Parigi-Londra che nella speranza dell’Ucraina possa fare da traino su Paesi come Germania e Italia, potendo contare sulla determinazione della Polonia e la fragile muraglia di ghiaccio dei baltici. Al di qua dell’Atlantico il primo a reagire è stato proprio il presidente francese: «La Russia è l’aggressore, e quello dell’Ucraina è il popolo aggredito». Un modo per dire a Trump che anche nelle difformità dei punti di vista si dovrebbe tenere a mente chi sta pagando un tributo di sangue e per quali responsabilità. Dalla Casa Bianca una fonte vicina al presidente vorrebbe gettare acqua sul fuoco, ma l’effetto sarà opposto: «Trump non esclude un accordo con Zelensky, ma non prima che l’Ucraina pronta ad affrontare colloqui costruttivi». Bastone e carota che però non calmano le acque. «Caro Zelensky, cari amici ucraini, non siete soli», scrive su X il premier polacco Tusk. Sembra una chiamata alle armi, con l’Ucraina in guerra e l’Europa sull’orlo del precipizio.