Ucciso a calci e pugni per 50 euro e una vecchia macchina, due in manette per omicidio aggravato
Omicidio a Valbrembo: «Dacci i soldi», poi il massacro per 50 euro. «Mia sorella ha trovato Luciano ed è ancora sotto choc».Due fermati per la morte di Luciano Muttoni, uno aveva dormito da lui. Scacciacani e passamontagna per la rapina in casa, la vittima ha reagito. Il ritrovamento della fidanzata.«Mia sorella sta riposando, è sotto choc, ci si può immaginare quello che ha visto». Al citofono risponde una voce gentile ma irremovibile. La sorella è la compagna di Luciano Muttoni, 57 anni, la prima a vedere la scena agghiacciante, domenica mattina. Il pavimento al piano terra di via Rossini 6E, a Valbrembo, era sporco del sangue di quasi 48 ore prima. Il compagno era a terra in cucina, steso sul fianco sinistro, con la mano destra sul volto per proteggersi. Era morto, ucciso per 50 euro, una vecchia Volkswagen Golf e un cellulare. La compagna vive in un altro comune, lo aveva sentito per l’ultima volta venerdì mattina e domenica si è preoccupata perché non le rispondeva.
Il pm: omicidio premeditato
Venerdì sera alle 21.30 Muttoni è stato preso a pugni in faccia e a calci in testa, dopo essersi accasciato a terra per due colpi sul capo con il calcio di una pistola scacciacani. Da ieri pomeriggio, due giovani sono in stato di fermo firmato dal pm Letizia Ruggeri per omicidio premeditato. Premeditato perché, con le dichiarazioni spontanee ai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo, hanno raccontato di aver pianificato il colpo, che doveva essere una rapina. Il primo rintracciato, domenica stessa, a casa di amici a Monza, è stato Francesco de Simone, 25 anni, di fatto senza fissa dimora e con diversi precedenti. Ieri mattina Mario Vetere, 24 anni e origini polacche, mentre stava andando al lavoro come aiuto educatore in una comunità terapeutica in provincia di Monza. Hanno ammesso e ricostruito com’è andata con versioni che corrispondono.
Uno dei fermati aveva dormito a casa della vittima
De Simone conosce Muttoni, affittacamere in questo appartamento con due camere da letto, perché ha dormito a casa sua a poco prezzo con degli amici almeno un paio di volte nell’ultimo mese. Dice di avergli visto diverso denaro nel portafogli e aver pensato di rapinarlo. Tramite la sua cerchia di conoscenze, aggancia il polacco da portarsi come complice, promettendogli in cambio del denaro. Venerdì sera alle 21.30 arrivano in treno a Ponte San Pietro e raggiungono Valbrembo a piedi. Si infilano un passamontagna, de Simone impugna una pistola scacciacani, entrano in casa di Muttoni, che non chiudeva a chiave, e lo trovano che sta mangiando: «Dacci i soldi». Lui, invece, reagisce. Per quanto ricostruito finora, nasce una colluttazione, il polacco sferra due pugni, i soli, l’italiano due botte in testa con il calcio della pistola mentre Muttoni cerca di divincolarsi. Il 57enne si accascia. «Dacci le chiavi dell’auto», è la seconda richiesta accompagnata da altri calci al volto e alla testa per farlo smettere di urlare. Vetere viene mandato a vedere se le chiavi sono nell’auto in strada. Le telecamere lo riprendono, confermando la ricostruzione. Rientra in casa e rimane pietrificato.
Incastrati dall’auto della vittima
I due se ne vanno con la Golf grigia, dopo essersi messi i vestiti portati di ricambio. Le telecamere riprendono i movimenti, anche se le immagini con il buio non sono nitide. De Simone lascia Vetere alla stazione, si libera di un giubbotto insanguinato vicino al cimitero di Solza e della pistola in un boschetto a Ponte San Pietro. Li farà ritrovare. Con un bancomat della vittima cerca di comprare delle sigarette a un distributore automatico, ma senza pin non riesce. Quella sera con l’auto del morto raggiunge degli amici a Monza. La sera successiva ci esce, sono in quattro e si imbattono in un controllo dei carabinieri di Monza che si rivelerà determinante per risolvere il caso in 24 ore. «L’ho trovata in stazione a Bergamo con dentro le chiavi», si giustifica il giovane, sabato sera. Lui e gli amici vengono denunciati per ricettazione, la vettura viene sequestrata. Domenica mattina, quando non la si trova, ai carabinieri di Bergamo basta inserirla nella banca dati per scoprire il controllo e i controllati. L’unico bergamasco è il 25enne. I militari di Bergamo lo rintracciano dagli amici a Monza, in uno zainetto ha la scatola della scacciacani e il telefono senza sim della vittima. Pressato, ammette. Non fa il nome del polacco, gli investigatori ci arrivano sentendo i loro conoscenti.
Le impronte col sangue
Che in casa fossero entrati in due lo indicavano le impronte di scarpe diverse. De Simone aveva ripulito le sue, ma la suola corrisponde. Ha detto di essersi reso conto di cosa avesse fatto lavando via il sangue. A tratti ha pianto. Entrambi dicono di aver preso droga per caricarsi, venerdì. Adesso bisognerà vedere se, difesi dall’avvocato Luca Bosisio (non è stato possibile parlargli), i due ragazzi ammetteranno anche davanti al gip. Intanto, per domani è stata fissata l’autopsia. (Fonte Corriere della Sera)