Esteri

Trump ha assicurato che gli Stati Uniti vogliono aiutare Kiev nella difesa aerea contro le incursioni russe, la guerra continua

È durato 40 minuti il colloquio telefonico che il presidente degli Stati Uniti ha avuto ieri con il leader ucraino Volodymyr Zelensky. «Abbiamo discusso le opzioni di difesa aerea e concordato di lavorare per aumentare la protezione dello spazio aereo», cerca di rassicurare il presidente ucriano parlando di un colloquio «importante» e «fruttuoso» e postando su X una fotografia in cui appare sorridente.

Secondo il sito Axios, Trump in effetti ha assicurato che gli Stati Uniti vogliono aiutare Kiev nella difesa aerea. E in questa direzione va anche la lettura di Giorgia Meloni, che dopo aver parlato ieri con Trump spiega: «Gli Stati Uniti non hanno interrotto la fornitura di armi e il sostegno all’Ucraina, hanno rivisto la decisione di fornire specifiche componenti». (Qui la rubrica Settegiorni di Francesco Verderami, dedicata all’equilibrismo della premier Giorgia Meloni tra Washington e Kiev).

«È un po’ di ossigeno per gli ucraini messi a dura a prova dagli ultimi sviluppi – commenta Marta Serafini -. La chiamata arriva dopo quella del giorno precedente tra Trump e il presidente russo Vladimir Putin durante la quale il Cremlino ha ribadito che “la Russia continuerà a perseguire i suoi obiettivi” nella guerra contro l’Ucraina, nonostante le richieste degli Stati Uniti di un cessate il fuoco. Ma soprattutto gli scambi fanno seguito alla decisione del Pentagono di sospendere le spedizioni all’Ucraina di sistemi d’arma chiave, tra cui missili Patriot e proiettili di artiglieria a guida di precisione. Un ritardo che — avverte Kiev — mette in vantaggio Mosca e mette in pericolo vite umane».

In effetti, l’altra notte, nella loro strategia di aumentare la pressione sui civili, le forze russe hanno lanciato la cifra record di 550 ordigni, tra cui oltre 330 droni Shahed di tipo iraniano e diversi tipi di missili, inclusi vettori balistici. Oltre a Kiev, dove un palazzo dell’ambasciata polacca è stato danneggiato così come edifici residenziali, scuole, strutture mediche e infrastrutture ferroviarie, colpiti anche gli oblast di Dnipropetrovsk, Sumy, Kharkiv, Cernihiv e Kiev. Un nuovo attacco è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato.

Qualcosa, segnala Francesca Basso, si muove anche in Europa. Berlino ha dichiarato ieri di prendere in considerazione l’acquisto dagli Usa di sistemi di difesa antiaerea Patriot per l’Ucraina. Il portavoce del governo tedesco ha detto che «sono in corso intense discussioni al riguardo» e che «il problema è urgente e la notte tra giovedì e venerdì lo ha aggravato ulteriormente». Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius si recherà a Washington a metà luglio. Secondo il quotidiano tedesco Bild, Berlino ha fatto una proposta agli Stati Uniti riguardante due sistemi Patriot e sta aspettando una risposta. Anche Kiev sta tentando di acquistare i Patriot americani dagli Stati Uniti, ma senza successo. A metà aprile Zelensky si era detto pronto ad acquistarne «almeno» 10. Inoltre a fine maggio la Germania, che è il secondo maggiore fornitore di armi all’Ucraina dopo gli americani, ha annunciato con Kiev un memorandum d’intesa per l’acquisto e lo sviluppo di missili a lungo raggio (dopo che non ha mai inviato i Taurus promessi), realizzati da produttori ucraini in patria e in parte anche sul suolo tedesco. Invece all’ultimo summit Nato Danimarca e Ucraina hanno siglato un accordo che consentirà alle aziende di difesa ucraine di avviare la produzione in Danimarca. Si tratta di vedere ora quanti Paesi Ue seguiranno l’esempio. La guerra intanto prosegue.