In Italia troppa chimica in agricoltura, e secondo gli studi più recenti ci sono valide alternative per tutelare l’ambiente e la salute degli esseri viventi. Per Wwf: “Un problema che riguarda tutta l’Italia, saldamente al quarto posto in Europa per vendita e utilizzo di pesticidi chimici, ma che colpisce tutta l’Unione Europea. La “Visione dell’Agricoltura e Alimentazione”, presentata dalla Commissione europea il 19 febbraio scorso, ha archiviato definitivamente il Regolamento europeo per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) e con esso l’obiettivo della riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi entro il 2030. Il documento della Commissione afferma che non si potranno eliminare pesticidi, anche se tossici e nocivi, senza offrire agli agricoltori valide alternative, che la stessa Commissione individua essenzialmente nei nuovi OGM. Il Consiglio dell’Unione europea ha infatti approvato la proposta di una nuova regolamentazione dei nuovi OGM che sarà discussa dal Trilogo (Consiglio, Parlamento e Commissione) per l’approvazione definitiva”.
Un’alternativa ai pesticidi esiste:
“Eppure, esiste un’alternativa all’uso dei pesticidi: agroecologia e agricoltura biologica, pratiche in aumento nei 27 Paesi dell’Unione europea, in particolare in Italia. Il biologico italiano continua a crescere e ha raggiunto, alla fine del 2023, quasi 2,5 milioni di ettari (+4,5%, rispetto al 2022), pari al 19,8% della superficie agricola (12,4 milioni di ettari complessivi). Mentre molti agricoltori e consumatori scelgono una agricoltura e una alimentazione libere da veleni, i nostri decisori politici continuano a tutelare gli interessi delle multinazionali dell’agrochimica e delle corporazioni agricole.
L’Italia resta ancora senza un Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi, scaduto dal 2019 e mai rinnovato con disposizioni più stringenti come l’obbligo della distanza di sicurezza inderogabile di almeno 50 metri dalle abitazioni per i trattamenti fitosanitari e l’obbligo dell’attuazione delle Linee guida per la tutela delle acque e della biodiversità, definite da un Decreto interministeriale del 2015, ad oggi mai applicato”.
Uno studio in Germania lancia l’allarme:
“Nel frattempo, “Pesticide Action Network” ha reso noto un recente studio condotto in 78 diverse località della Germania, che dimostra come i pesticidi si diffondano molto più lontano dal campo di quanto si è creduto finora. Le sostanze attive sono state individuate anche a diverse centinaia di metri dai terreni agricoli. Non solo: lo studio ha attestato come anche le aree remote dai campi trattati con pesticidi non sono risultate prive di residui. Questo non è solo un problema agricolo, ma una realtà che riguarda tutte le persone che possono entrare in contatto con i pesticidi mentre fanno una passeggiata nei parchi giochi o nei giardini. Gli agricoltori, le loro famiglie e i vicini di casa sono particolarmente a rischio, così come i gruppi sensibili come bambini, donne incinte e anziani.
I risultati preoccupanti di questa nuova ricerca sono coerenti con studi precedenti su scala più piccola condotti nell’area dell’Alto Adige. L’uso prolungato e su larga scala dei pesticidi è, inoltre, un fattore determinante del drastico declino delle popolazioni di insetti impollinatori e altri organismi essenziali per l’agricoltura”.
Per il Wwf la contaminazione da pesticidi in Italia resta un rischio serio e reale, ma nel nostro Paese si preferisce non parlarne. Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, redatto da Ispra con lo scopo di illustrare l’impatto sulle acque superficiali e sotterranee derivante dall’uso dei pesticidi, è infatti fermo al monitoraggio del 2021 (Report ambientali SNPA n. 41/2024). Ma ignorare il problema dell’agricoltura avvelenata non aiuterà a risolverlo.