Torino, 17 indagati per apologia del fascismo e odio razziale: chiusa l’inchiesta su “Avanguardia”
Cori inneggianti a Mussolini e Hitler, saluti romani, canzoni antisemite, messaggi negazionisti, ma anche violenza organizzata contro giovani maghrebini. È quanto emerge dalla maxi inchiesta condotta dalla procura di Torino sul gruppo Avanguardia Torino, che ha portato alla chiusura delle indagini a carico di 17 persone, di età compresa tra i 20 e i 56 anni. I reati contestati sono gravi: apologia del fascismo, propaganda discriminatoria, lesioni personali e istigazione all’odio razziale, etnico e religioso, come riportato dal Corriere della Sera il 24 luglio 2025.
Nel mirino degli inquirenti il circolo “Edoras”, in via Tibone 2, quartiere Lingotto, definito il quartier generale della formazione neofascista torinese. Il locale è stato sequestrato lo scorso 7 luglio dai Carabinieri del Ros su ordine del GIP, con la motivazione che l’ambiente rappresentava un pericolo attuale e concreto per la diffusione dell’ideologia neofascista e dell’odio razziale, anche con ricorso alla violenza.
Tra gli indagati spiccano due nomi noti: Carlo Vignale, 21 anni, figlio dell’assessore regionale al Patrimonio Gianluca Vignale (estraneo all’inchiesta), e Enrico Forzese, già candidato alle comunali del 2021 con Fratelli d’Italia e dirigente dell’associazione giovanile Aliud. Secondo l’accusa, Forzese sarebbe uno dei promotori e principali organizzatori del gruppo: coordinava eventi, commemorazioni, e teneva discorsi con chiari riferimenti alla militanza neofascista. In un’intercettazione del giugno 2024, Forzese affermava: «Chi vuol essere un militante, chi vuol essere un fanatico ci deve essere. Deve vivere sapendo che quel momento può arrivare».
Ma l’inchiesta non si ferma alle parole. Uno degli episodi più gravi risale al 28 aprile 2024, quando, dopo un concerto rap a Edoras intitolato “Rap per la Nazione”, un gruppo di militanti avrebbe organizzato un vero e proprio raid a sfondo razzista contro quattro ragazzi maghrebini ai Murazzi. I membri di Avanguardia, con guanti rinforzati e bastoni, si sarebbero avvicinati emettendo «suoni gutturali, come ululati di scimmie», cercando lo scontro fisico.
La documentazione raccolta dagli investigatori parla chiaro: decine di eventi durante i quali si celebravano figure e valori del nazifascismo, si cantavano inni antisemiti e si commemoravano “martiri” dell’estrema destra con rituali chiamati “chiamate al presente”. In uno dei canti intercettati si nega apertamente l’Olocausto con frasi come: «A petto nudo si nega l’Olocausto».
La procura, con il procuratore aggiunto Emilio Gatti e la PM Manuela Pedrotta, contesta anche la violazione della legge Scelba, che punisce l’apologia del fascismo e vieta la riorganizzazione del disciolto partito fascista. L’impianto accusatorio è corposo e basato su intercettazioni, video, materiale sequestrato e testimonianze.
Il sequestro del circolo Edoras, definito «impeditivo», è stato motivato dal pericolo che lo spazio potesse continuare a fungere da punto di raccolta per l’estrema destra torinese, veicolando idee di supremazia razziale e istigazione alla violenza.
Il caso Avanguardia Torino apre l’ennesimo squarcio su un fenomeno mai sopito: quello della militanza neofascista che, tra retorica nostalgica, odio razziale e violenza organizzata, tenta di radicarsi nei territori. E lo fa con modalità moderne, attraverso eventi culturali, propaganda sui social e un linguaggio che richiama a una pericolosa identità “rivoluzionaria”.
La chiusura delle indagini rappresenta un passaggio chiave. Ora, per i 17 indagati, si avvicina il processo. Un banco di prova, anche politico, su quanto l’Italia contemporanea sia pronta a riconoscere e arginare le derive estremiste che ancora si alimentano nell’ombra.