Cronaca

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Angelo Pirri, il padre lo avrebbe ucciso insieme ad alcuni complici, ignoti i motivi

Omicidio Angelo Pirri, svolta nelle indagini: per la Procura il padre è l’assassino e non ha agito da solo. Il 6 giugno scorso, il corpo di Angelo Pirri, 42 anni, è stato ritrovato in un canale di scolo nei pressi dell’autostrada Messina-Palermo, a Pace del Mela. Ucciso giorni prima. Dopo settimane di indagini, la svolta: a ucciderlo sarebbe stato il padre, Sebastiano Pirri, 63 anni, arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato e porto abusivo di arma da fuoco. Un delitto, questo, che affonda le radici in rapporti familiari deteriorati, segreti mai chiariti e un passato che torna a galla.

Ma l’inchiesta condotta dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, guidata da Giuseppe Verzera, non si ferma all’arresto di Pirri. Gli inquirenti stanno approfondendo i rapporti familiari e le frequentazioni della vittima, alla ricerca di eventuali complici o istigatori che possano aver avuto un ruolo nell’agguato del 3 giugno scorso. Chi è Sebastiano Pirri: il passato giudiziario del presunto omicida di Pace del Mela. Il nome di Sebastiano Pirri non è nuovo alle cronache giudiziarie. Il suo profilo, già noto alle forze dell’ordine, è segnato da precedenti penali gravi e da un passato costellato di vicende oscure, che oggi tornano a pesare nella valutazione della sua pericolosità sociale.

Nel 1991 il 63enne fu condannato in primo grado a 18 anni di reclusione per l’omicidio dell’infermiera Grazia Rosa Nastasi, uccisa e bruciata sul greto di un torrente. Il delitto, secondo gli inquirenti, sarebbe maturato in un contesto legato al traffico di stupefacenti. Nel 2006, Sebastiano Pirri fu arrestato per un furto aggravato in un deposito di tabacchi. Nel 2011, rimase coinvolto in un’inchiesta su matrimoni fittizi finalizzati alla regolarizzazione di cittadini extracomunitari clandestini. Nel 2025, a suo carico l’accusa più grave: l’omicidio del figlio.

Perché? Il movente dell’omicidio non è ancora stato chiarito, ma gli investigatori ipotizzano interessi finanziari oscuri. Angelo, residente in Campania, aveva manifestato l’intenzione di trasferirsi al Nord, forse per sfuggire a pressioni familiari. La sua compagna ha raccontato che quello in Sicilia doveva essere “l’ultimo viaggio”, segno che qualcosa lo preoccupava profondamente.

Secondo le ipotesi investigative, il delitto potrebbe essere maturato in un contesto di pressioni economiche, tensioni familiari e rapporti deteriorati, con interessi non ancora chiariti. Il sequestro del cellulare del padre e le analisi balistiche e biologiche condotte dal RIS di Messina hanno fornito elementi chiave per il provvedimento restrittivo. Elementi che fanno pensare all’esistenza di complici. La logistica del delitto: condurre Angelo in una zona rurale isolata, forzare una recinzione autostradale e trascinare il corpo in un canale di scolo richiede forza fisica, pianificazione e supporto operativo, difficili da gestire da solo per un uomo di 63 anni; la vittima stava per trasferirsi al Nord, forse per sfuggire a pressioni familiari legate a questioni patrimoniali. Questo fa ipotizzare che più soggetti avessero interesse a impedirgli di allontanarsi. Per questo il procuratore Verzera ha annunciato l’apertura di un’indagine parallela per individuare eventuali complici o istigatori, segno che gli elementi raccolti finora non escludono un coinvolgimento esterno.

(Fonte lecodelsud.it)