De Clizibus

Suicidio assistito in Toscana, respinto il ricorso delle opposizioni regionali

Clizia De Rossi

La Toscana è ufficialmente la prima regione d’Italia ad avere una legge sul suicidio assistito. Il Collegio di garanzia statutaria della Regione Toscana ha respinto il vergognoso ricorso presentato dai partiti di centrodestra, confermandone la legittimità. Il provvedimento, approvato l’11 febbraio, potrà ora essere promulgato e, una volta pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Toscana, entrerà in vigore dopo 15 giorni, garantendo finalmente a tante persone disperate in attesa da anni, procedure e tempi certi (massimo 37 giorni) per l’accesso e lo svolgimento dell’iter al suicidio medicalmente assistito nell’ambito del Servizio sanitario a carico della regione. Un grande traguardo di progresso e civiltà volto a tutelare la dignità e l’autodeterminazione di centinaia di malati (e delle loro famiglie) che per troppo tempo sono stati lasciati soli in un vergognoso limbo giuridico, burocratico ed esistenziale.

Il ricorso, presentato da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, con l’immancabile plauso delle associazioni cattoliche, denunciava fantomatiche irregolarità sostenendo l’inabilità della regione di legiferare su un tema simile in assenza di una normativa nazionale, ma il Collegio ha stabilito definitivamente che la legge è conforme allo Statuto regionale e può quindi procedere nel suo iter.

In attesa di sapere se il governo nazionale impugnerà la legge davanti alla Corte Costituzionale, esulta l’Associazione Luca Coscioni, promotrice della legge, secondo cui  “Con questa pronuncia il Collegio ribadisce la legittimità di una norma che non introduce nuovi diritti, ma si limita a garantire tempi e procedure certi per chi decide di chiedere la verifica delle proprie condizioni di salute per accedere al suicidio medicalmente assistito”. Al contrario, le fanatiche associazioni religiose, attraverso una nota stampa firmata dal Presidente di Pro Vita & Famiglia, Antonio Brandi, parlano di “rischio di una deriva pericolosa”, in cui “il Servizio Sanitario Regionale (lo Stato) […] aiuterà attivamente le persone ad ammazzarsi.”

La verità è che questo provvedimento non apre a nessuna deriva pericolosa, ma si limita semplicemente a regolamentare con chiarezza un diritto che la Corte Costituzionale ha già riconosciuto da tempo, un diritto sacrosanto atto a salvaguardare la libertà individuale delle persone e la loro dignità di poter scegliere sul proprio corpo almeno in caso di tragedie irreversibili, e un eventuale ulteriore ricorso da parte del governo Meloni sarebbe solamente un ennesimo atto persecutorio di questa destra liberticida e dittatoriale che sta sopprimendo a poco a poco ogni forma di democrazia, imponendo la sua informazione distorta, le sue leggi repressive e il bisogno spasmodico di decidere pure sulle vite di tutti noi.