Polvere di stelle

“Squid game 3” la serie, il capitalismo ci sta trasformando tutti in mostri disumani?

È arrivata su Netflix lo scorso 27 giugno la terza ed ultima stagione della serie sudcoreana Squid Game ed è riuscita in pochissimi giorni ad attirare un pubblico incredibilmente ampio. L’ideatore, regista e sceneggiatore di questa produzione popolarissima in tutto il mondo è Hwang Dong-hyuk che si è ispirato per la scelta del titolo al gioco del calamaro molto diffuso in Corea del Sud e con il quale rimanda ai contenuti effettivamente presenti nella storia.

Nel corso dei diversi episodi si susseguono le vicende dei personaggi, individui che a causa delle loro precarie condizioni finanziarie e di vita, presi dalla più profonda disperazione, accettano l’insolito invito di prendere parte a dei giochi grazie ai quali potranno arrivare, in caso di vittoria, alla conquista di un cospicuo premio in denaro. Il punto che non viene svelato ai giocatori prima dell’inizio del percorso, però, è che il pegno per chi perde è la morte; non si tratta di semplici giochi in cui chi viene squalificato va via, ma di veri e propri round dell’orrore in cui coloro che vengono eliminati perdono realmente la vita. Il giocatore protagonista è Gi-hun, uno dei tantissimi sfortunati che nella speranza di migliorare il suo destino difficile, decide di partecipare prima entusiasta per l’opportunità che crede di avere e poi sconvolto per ciò che accade in quel luogo nascosto e privo di contatti con il mondo reale a cui ogni partecipante viene fatto accedere in stato di incoscienza.

È lui a sopravvivere alla prima stagione vincendo ad ogni gioco, è l’unico rimasto in vita e il solo a ricevere tutti i soldi messi in palio. Eppure, Gi-hun non riesce ad andare avanti portando il peso di tutte le vittime che ha conosciuto, non può vivere e utilizzare quella enorme quantità di denaro senza pensare al modo in cui lo ha ottenuto e così, prende una decisione importante: fermare e annientare quell’organizzazione disumana. Seguendo questo obiettivo, conosce Jun-ho, un detective che già da tempo condivide il suo stesso proposito e che si scopre essere il fratello di colui che gestisce il gioco, conosciuto da tutti come il Front Man. Gi-hun e Jun-ho fanno squadra per smascherarlo e portarlo allo scoperto.

Con questo scopo Gi-hun diventa per la seconda volta un giocatore, ma il suo piano di entrare come infiltrato fallisce ben presto ed è costretto nuovamente a mettersi a rischio, di nuovo faccia a faccia con la cattiveria degli uomini. Mentre all’esterno Jun-ho e il suo gruppo continuano la loro ricerca dell’isola ignota, il protagonista si ritrova a rivivere i medesimi traumi e a riscoprire quanto la vita valga poco per coloro che fanno del denaro l’unico senso della loro esistenza. Dopo vari round mortali il giocatore arriva anche stavolta all’ultima fase, ma con un finale forte che mette in evidenza per l’ennesima ed ultima volta la differenza che c’è tra lui e il Front Man: l’uno crede nel valore umano nonostante tutto, l’altro non ci crederà mai.

Sono tante le critiche che hanno accompagnato la fama di Squid Game dal 2021 ad oggi, perché in ogni episodio vengono messi in scena con estrema freddezza momenti di aggressioni guidate da una violenza senza eguali, mostra una lotta tra uomini che si uccidono per accaparrarsi del denaro sporco del sangue di ogni giocatore “eliminato”. Racconta la società odierna in una prospettiva cruda, parla di un mondo in cui c’è spazio soltanto per la sopraffazione, l’avidità, l’egoismo e nel quale l’umanità sembra essere soltanto un’inutile e vuota immagine che fa da sfondo.