Spiagge e crisi, anche i venditori ambulanti registrano un netto calo nelle vendite, si spende meno che in passato
Savona, il mare è sempre blu, i portafogli un po’ meno. Il sole è già alto quando mettiamo piede sulla spiaggia di Zinola. L’aria sa di salsedine e di caffè appena uscito dal bar che, a due passi dalla sabbia, accoglie i primi clienti della giornata. Il gestore, con un asciugamano sulla spalla e lo sguardo sereno, mi dice: «Ieri, domenica, pienone. Oggi è più tranquillo. Non ci lamentiamo». Palme alte come sentinelle proiettano ombre lunghe su panchine di legno e letti matrimoniali da spiaggia. Una coppia di trentenni si gode il sole, asciugamano a pochi metri dall’acqua: «Quest’anno solo una settimana di ferie, quella di Ferragosto. Prezzi troppo alti, e la vita è cambiata con queste guerre». Più in là, un ragazzo con tenda e zaino racconta: «Ho scelto il campeggio per risparmiare, ma i prezzi qui… non scherzano».
Dall’altra parte della spiaggia una voce si alza netta: «Cocco bello, cocco fresco!». È un ragazzo dall’accento napoletano, la pelle segnata dal sole. Per 5 euro compro una bustina di cocco e scambio due parole: «Quest’anno è strano. Prima vendevo tutti i giorni, ora solo alcuni. Dieci ore al sole per guadagni bassi». Non molto distante, un venditore ambulante di bandane e occhiali allarga le braccia: «Si lavora poco, la gente spende meno».
La strada prosegue verso Bergeggi. L’acqua qui è trasparente come vetro, il fondale costellato di scogli. L’area pubblica pullula di ombrelloni colorati. Una famiglia di Alessandria spiega: «Questo mare è unico e ci sentiamo sicuri a lasciare la macchina. Ma quest’anno restiamo meno: hotel, viaggi e cibo costano troppo». Una pensionata si ferma accanto a noi: «Quando il caffè costava 90 centesimi e l’acqua un euro, venivamo più spesso. Ora è un lusso».
Passo alla zona privata, dove i lettini sono ordinati come in una parata. Un padre di famiglia, bottiglietta d’acqua in mano, sorride: «Oggi focaccia e via. Mangiare in spiaggia è diventato un privilegio». In sottofondo si sente: «Krapfen!». Ne prendo uno. Il venditore, visibilmente stanco, confessa: «Se arrivo a venderne 100 sono contento. L’anno scorso erano 300. La gente non ha più soldi».
Ultima tappa: Noli. All’ingresso, un signore con cappello di paglia ironizza: «Qui almeno non c’è quella sabbia sottile che ti porti a casa per giorni». Poco più in là, un uomo sulla settantina osserva il mare con aria malinconica: «Quando vedo i turisti lasciare spazzatura, mi sale il nervoso. Amo questo posto. Ma sì, quest’anno si vede che la gente fa fatica. Finché il governo non farà qualcosa, sarà sempre guerra tra poveri». Il vento porta l’odore del sale e il rumore delle onde. È un panorama da cartolina, ma dietro ogni ombrellone c’è una storia di rinunce, di ferie ridotte, di vendite dimezzate. Il mare è sempre blu, ma il portafogli… un po’ meno.