"Le Palle Delprete"

Sinner batte De Jong, passa il turno e vola agli ottavi infiammando il Centrale di Roma

Luce, terra, Jannik. L’aria era ferma, interrotta qualche volta da un refolo d’Eolo che sollevava, dispettoso, nuvolette di finissima terra rossa. Spalti gremiti, d’occhi-cuori-sorrisi-passioni, d’arancione vestiti in ordine, disposizione e posto. Il sole – maestoso – accecava di mille scintille per altra Scintilla, mentre Roma indossava il suo abito buono che t’inonda cuore e narici di primavera leggera ed esplosa. Bruciava, Roma, alle 16:15, nell’epicentro Centrale del Foro. Bruciava e ardeva d’amore e speranza con lo stesso divino calore del fuoco strappato dal nostro Prometeo, appena sceso – di nero glaciale e abbagliante vestito – in campo.

Le voci, la musica, le risate. Altoparlante. Silenzio. Stop. Silenzio. Si va in scena. Il boato. Migliaia di voci accordate dal metronomo d’anime insieme, improvvise in abbraccio, urlavano il Nome:
J-A-N-N-I-K J-A-N-N-I-K J-A-N-N-I-K
J-A-N-N-I-K J-A-N-N-I-K J-A-N-N-I-K
Segnava 7 indecente la scala Mercalli che terremota le viscere. Silenzio. Si comincia la partita, con lo Schiaffo di Dio in risposta. Una partita strana, ruvida e tosta, con De Jong al suo meglio, soprattutto in risposta.
I primi due game scivolano via come la birra che disseta i presenti, fino al primo di uno degli switch di questa partita strana, ruvida e tosta – almeno molto più di quanto menta il punteggio. 4-1 per Jannik, segna il tabellone, squarciando all’improvviso il Centrale.
Due servizi strappati di seguito all’olandese, nonostante stesse giocando il suo tennis migliore. Mi giro verso il mio vicino di posto: “Sta facendo una delle sue migliori partite di sempre, ma non sa nemmeno lui come si trova sotto per 1-4”, gli dico, pensando alla perfezione mentale di Sinner che rischia, sperimenta, prova, sbaglia ogni tanto misure del campo ma comunque – misticamente e miticamente – sceglie lui come e quando comandare e spingere.
Non faccio in tempo a elaborare la frase, che la partita cambia forza attrattiva e rende possibile quel che fino a due secondi prima era impensabile. Battito di ciglia da sole accecate, bum-bum-bum, due servizi persi dal Titano: 4-4. Improvviso, un gelo si ammanta sul Centrale.
Lo vedo strano, si sbraccia e s’allunga irrigidito e storto. Piccoli aghi di panico arrivano in pancia.
Poi si siede. Si spoglia. Ha delle bretelle – quasi fossero reggiseno-controller – a tenerlo stretto sotto la maglia: il famoso GPS, per tracciare ogni singulto e ogni battito di Campione. Lo slaccia, lo toglie, lo getta.
Era quello, forse, a impedirgli di volare possente farfalla. E infatti. Dieci minuti volano mentre Lui stesso vola: 6-4. La strada è tracciata, pensiamo ormai tutti.
L’olandese volante è già andato oltre qualche suo limite, e invece fregna. Solo che gli Dei cattivi del Tennis forse lo puniscono per tentativo di lesa maestà, e il secondo set è in gran parte un monologo che nessun tifoso del Tennis si augura. Primi game in sostanziale equilibrio, con SinnerBello che segna un circoletto rosso per il 30-30 in risposta nel primo gioco, con palla dolce e potente, dopo scambi che baciano precisi e decisi la riga.
E poi. E poi De Jong cade, una prima volta.
Incespica e rotola. Si rialza e cambia solo la maglia.
E poi però, dopo poco, De Jong – in recupero disperato – cade ancora una volta. Ma non come prima. Cade sul polso, e si stende. Jannik accorre, lasciando racchetta per sostener l’avversario. Gli porge la mano, lo rincuora e l’aiuta. Anche in quello, come sempre, Faro e Scintilla.
Medical time out. Jannik si guarda, palleggia e aspetta.
Sappiamo tutti, in cuor nostro, che la partita è finita.
6-2, in un lampo, con l’olandese che, affranto, ha evidentemente mollato. Jannik ringrazia, saluta con amore lo sconfitto. Il Centrale si alza in piedi, pur sempre grato di aver visto Scintilla. Altre prove, a iniziare dal Cerúndolo on fire, lo attendono sul cammino. Il Centrale si svuota, mentre il sole di Roma – ancora forte – bacia ogni fronte. L’aria è più leggera, adesso, controvento sul Lungotevere in monopattino.
Ho visto Jannik segnare ancora una volta la nostra terra. E sono grato e commosso per questo.