Sinner in finale a Roma contro Alcaraz dopo un match a dir poco “strano” con Paul che aveva vinto il primo set
Bravo e braverrimo, Jannik, perché anche adesso hai preso le tue colonne d’Ercole e le hai frantumate qualche metro più avanti.
Bravo e fulgente, perché essere in finale a Roma 47 anni – quarantasette! – dopo Panatta dopo quello che hai passato è alieno e inumano, incredibile e indescrivibile, è amore che si trasforma in liquido vaporoso che ci entra nei pori e ci permea, ora e per sempre.
Sei qui, ancora una volta, contro tutti e contro tutto, anche contro il tuo stesso corpo che di ruggine si spoglia pian piano dopo mesi di ingorda e lorda agonia di purgatorio immeritato e infame, alle porte dell’Olimpo che più volte hai già scardinato.
Sei qui, umano alieno, con tutte le cicatrici che disegnano su pelle tua e pelle nostra costellazione nuova e d’Infinito.
Sei qui, DoloMitico uomo d’occhi di fuoco e ghiaccio, Cavaliere di Corazza Diamantifera e Mortifera, a dirci ancora una volta che è la testa – solo quella – a comandare il destino.
E noi siamo qui, appesi come neonati al primo vagito di novità, passione, speranza e vita, a seguire luce di faro.
Capitano, mio Capitano.