Siccità nel mondo, ecco perché aggrava la fame, la povertà e il collasso dell’ecosistema: il report e i tutti i dati ufficiali
La siccità continua a peggiorare, con un impatto gravissimo sulla vita delle persone. È un acceleratore di fame, povertà, insicurezza energetica e distruzione dell’equilibrio ambientale. Poiché aumenta a livello globale, è necessaria una risposta globale: nessun Paese può ritenersi al sicuro. Nel Rapporto Drought Hotspots Around the World 2023-2025 (pubblicato con il finanziamento di IDRA-International Drought Resilience Alliance), il National Drought Mitigation Center (NDMC) degli Stati Uniti e la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD) spiegano con puntuale accuratezza quello che tutti facciamo finta di non vedere: la siccità è un acceleratore di fame, povertà, insicurezza energetica, distruzione dell’equilibrio ambientale. Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo dell’UNCCD, l’ha definita un “killer silenzioso”: «Si insinua, nelle vite e le distrugge, prosciuga le risorse, devasta le vite al rallentatore e lascia cicatrici profonde». Fintanto che apriamo i rubinetti e l’acqua continua a uscire, ci illudiamo che la siccità sia una minaccia che colpisce gli altri, ma rimane lontana da noi.
A uno sguardo più attento è evidente che la siccità aumenta a livello globale e ha bisogno di una risposta globale: «Quando l’energia, il cibo e l’acqua vanno via contemporaneamente, inizia la distruzione delle società. Questa è la nuova normalità per cui dobbiamo essere pronti». Il Rapporto vuole richiamare l’attenzione sulla necessità di un monitoraggio sistematico per comprendere in che modo la siccità influisce sulla vita, sui mezzi di sussistenza e sulla salute degli ecosistemi.
Troppo spesso dimentichiamo che tutti dipendiamo dalla salute degli ecosistemi e dalla disponibilità di risorse naturali, a cominciare dall’acqua poiché senza acqua non c’è vita. Nessun paese può considerare la siccità un problema secondario. Alcuni Paesi mediterranei stanno cercando soluzioni per sopravvivere a condizioni di siccità persistente, come Spagna, Marocco e Turchia. Se i Paesi più fragili sono più esposti, rimane il fatto che di fronte a un riscaldamento globale fuori controllo a volte anche la ricchezza non basta.
Lo studio dimostra che nel 2023-2024 El Niño ha amplificato l’impatto del cambiamento climatico, innescando condizioni di siccità nelle principali zone agricole e negli ecosistemi più delicati. Ovviamente, l’impatto è più duro nelle zone dove già sussistono condizioni difficili: tendenze al riscaldamento, pressioni demografiche e infrastrutture fragili. L’OCSE ha stimato che oggi il costo di un episodio di siccità è doppio rispetto al 2000; entro il 2035 prevede che tale costo avrà un aumento tra il 35% e il 110%.
A tale proposito, il Rapporto ritiene che sia urgente e prioritario investire per affrontare la siccità. Pertanto, raccomanda: sistemi di allerta precoce più forti e monitoraggio in tempo reale della siccità e del suo impatto, comprese le condizioni che contribuiscono all’insicurezza alimentare e idrica; soluzioni basate sulla natura, come il ripristino dei bacini idrografici e l’uso di colture indigene; infrastrutture resilienti, compresa l’energia off-grid e le tecnologie alternative di approvvigionamento idrico; adattamento attento al genere, ovvero che garantisca che le donne e le ragazze non siano ulteriormente emarginate. La vera domanda da porsi sulla siccità non è se accadrà di nuovo, ma se la prossima volta saremo pronti ad affrontarla.