Cronaca

Si ferma per scattare foto ravvicinate a un orso ma l’animale lo aggredisce e lo uccide

Nel cuore selvaggio dell’Europa, tra le montagne della Romania e le valli del Trentino, si consuma una sfida antica, tornata oggi più viva che mai: la convivenza tra l’uomo e i grandi predatori. L’ultima tragedia ha i contorni drammatici di una notizia che scuote e fa paura. Omar Farang Zin, 48 anni, residente a Samarate, in provincia di Varese, è stato ucciso da un orso nella serata del 2 luglio, mentre percorreva in moto la suggestiva strada Transfagarasan, nei Carpazi. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo si sarebbe fermato insieme ad altri motociclisti per osservare e fotografare l’animale. Pochi istanti dopo, l’aggressione. L’orso lo ha trascinato nella foresta. Il suo corpo è stato ritrovato poco dopo dai soccorritori.

Una morte che riapre una ferita ancora aperta in Italia: quella di Andrea Papi, il giovane runner trentino ucciso nel 2023 dall’orsa Jj4. A distanza di due anni, in Trentino il clima è tutt’altro che sereno. Gli avvistamenti si susseguono, gli orsi si spingono sempre più vicino ai centri abitati. Proprio in questi giorni, un’orsa con due cuccioli è stata segnalata nei frutteti di Ravina, a pochi passi dal centro di Trento. Un episodio che ha riacceso il dibattito politico.

«La colpa non è di nessuno, il progetto è nato in buona fede, ma è fallito», ha dichiarato in aula Walter Kaswalder, consigliere del Partito Autonomista Trentino Tirolese, riferendosi al progetto Life Ursus, avviato vent’anni fa per reintrodurre l’orso nelle Alpi orientali. Parole dure, che trovano eco nell’intervento dell’assessore Roberto Failoni, con delega ai grandi carnivori: «Sull’orso c’è una legge che consente otto prelievi all’anno. Sul lupo invece solo chiacchiere».

La tensione cresce. Una proposta di legge, depositata a Bolzano, punta ora a dare agli assessori la possibilità di ordinare direttamente l’abbattimento degli esemplari, in particolare lupi e orsi considerati pericolosi.

Intanto, in Romania, i numeri parlano chiaro. Solo nella zona del Transfagarasan, la popolazione di orsi è di 112 esemplari, contro i 25 ritenuti “ottimali”. Nel Paese vivono oltre 3.000 orsi, il triplo rispetto alla soglia raccomandata. Le autorità locali hanno autorizzato 52 prelievi legali nel 2025, 26 dei quali già eseguiti. Segnaletica di avviso, recinzioni, trasferimenti di esemplari aggressivi: il contenimento è sistematico, regolamentato, diretto.

Un approccio che in Italia sembra ancora lontano. Mentre la cronaca riporta in primo piano le conseguenze della convivenza forzata con i grandi predatori, la politica arranca. Tra rimpalli di responsabilità e tentativi di mediazione, resta sul campo una domanda senza risposta: quanto dovremo ancora aspettare prima che la sicurezza delle persone torni al centro del dibattito? Ai posteri l’ardua sentenza.