Rubano pietre preziose per 4,5 milioni di euro, ma sono stati prosciolti per un accordo segreto con la vittima del furto
Rubano pietre preziose da oltre 4 milioni con un colpo alla «Lupin»: prosciolti grazie a un misterioso accordo. Un piano per il furto milionario di pietre preziose all’apparenza perfetto, saltato per «colpa» delle immagini riprese da una telecamera.
L’accordo segreto.
I quattro ladri sono stati così identificati e denunciati ma il processo non si celebrerà mai. Il rappresentante di gioielli, vittima del furto di due pietre preziose — una rubellite del valore di 3,5 milioni di euro e una tormalina paraiba del valore di 1,1 milione — ha rimesso la querela per i quattro indagati, residenti tra il Mantovano e il Polesine. E un paio di giorni fa, il gup di Bolzano ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere per tre dei quattro imputati, facendo così cadere l’accusa di furto aggravato dalla destrezza, dall’aver usato violenza sulle cose e dall’averlo commesso in più di tre persone. Il quarto era stato prosciolto già un paio di mesi fa. «Si tratta di circostanze aggravanti “rimettibili”», fa sapere l’avvocato Nicola Nettis, che insieme al collega Antonio Cristallo di Milano ha difeso i quattro lombardo veneti. Resta però avvolto nel mistero il contenuto dell’accordo tra la vittima di nazionalità tedesca e i quattro responsabili del furto.
Un piano quasi perfetto.
È il 16 maggio 2023 quando il proprietario delle due pietre preziose milionarie lascia la fiera di Vicenza — dove è in corso la manifestazione sull’oro — a bordo del suo Suv e si dirige verso la Germania, imboccando l’Autobrennero dopo aver percorso un tratto dell’A4. Non sa, però, che a seguirlo ci sono le due auto dei malviventi, impegnati ad attuare subito il loro piano criminoso studiato a tavolino.
Sono molto abili, non si fanno notare dalla vittima per tutto il tragitto, lungo centinaia di chilometri. Il tedesco arriva fino all’area di servizio Isarco est fra Bolzano nord e Chiusa. Durante la pausa, le telecamere di sorveglianza registrano anche l’arrivo delle due utilitarie con a bordo quattro i soggetti che saranno poi indagati per furto. Nel parcheggio dell’autogrill scatta la seconda parte del piano. Uno dei quattro malviventi scende dall’auto e buca una ruota del Suv, forse con un coltello. La vittima non si accorge di nulla e una volta terminata la pausa all’autogrill, risale sul suo veicolo. Percorre solo poche centinaia di metri e si accorge che la ruota è bucata. Non si perde d’animo e al successivo svincolo di Chiusa esce e si dirige verso un’officina a poche centinaia di metri dal casello. Scende e si dirige verso i meccanici, lasciando il veicolo aperto. In quel momento, scatta l’ultima parte del piano criminoso. Uno dei ladri apre la porta del Suv, si appropria della valigetta contenente le due pietre preziose del valore di 4,6 milioni di euro, risale sull’auto del complice e fugge indisturbato, assaporandola soddisfazione per il colpo riuscito fino a quel momento.
Incastrati dalle telecamere.
I quattro malviventi non avevano però fatto i conti con la telecamera, installata davanti all’officina. È stato proprio quell’occhio elettronico a riprendere il momento del furto, il suo autore e successivamente le targhe dell’auto dei malviventi che avevano seguito la vittima per trecento chilometri. Alla fine di questa vicenda, però, non pagheranno mai per quel furto milionario: il gup di Bolzano li ha prosciolti per la remissione della querela.
(Fonte Corriere della Sera)