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Roland Garros 2025, nel meriggio che bruciava, c’era già scritto tutto, Sinner strapazza l’avversario

Sul meriggio odoroso di terra battuta, a Parigi, oggi — 31 maggio — si è giocato qualcosa che va oltre il tennis. Sì, si è sentito già dal primo passo in campo di Jannik Sinner. 
Si è “sentito” dallo sguardo. Dal corpo. E da quell’aria che aveva addosso.
Non era tensione. Non era nervo. Era una calma feroce.
Era la faccia di uno che ha già deciso.

Perché ci sono giornate — e ogni tanto capitano, se hai fortuna di viverle — in cui il match non comincia con la prima palla.
Il match è già finito prima ancora che il giudice di sedia dia l’orario. E oggi – semplicemente – era una di quelle. Dall’altra parte c’era Lehecka.
Giovane, ardito, pieno ancora di fame e di voglia.
Ma anche, forse, ancora ignaro di cosa significhi avere davanti questo Scintilla Infinito — in questa forma, in questo momento. Perché oggi Jannik non ha giocato.
Ha dominato.
Ha incantato.
Ha reso piccola la partita e immenso se stesso. Tre set.
Tre condanne.
6-0. 6-1. 6-2. I numeri sono rigidi, secchi. Non fanno sconti. Non lasciano spazio a interpretazioni. Ma se ti fermi ai numeri, non hai visto davvero cosa è successo oggi a Parigi.

Perché ogni colpo di Jannik era qualcosa che andava oltre la tecnica.
Era ritmo, era danza.
Era scrittura.
Era come vedere qualcuno che ha la partita in mano, il campo in mano, il tempo in mano — e se lo gode. Ogni diritto una pennellata.
Ogni rovescio una sentenza.
Ogni smorzata un piccolo schiaffo all’avversario e al destino. E poi il linguaggio del corpo.
Quella leggerezza cattiva che ogni tanto gli prende, e che quando gli prende — signori miei — c’è poco da fare.
Non lo prendi più.
Non lo fermi più. Oggi Lehecka lo ha capito.
Lo ha capito dopo tre giochi.
Lo ha capito dopo tre game. Quando ha visto che ogni suo tentativo, ogni sua variazione, ogni suo slancio finiva contro un muro invisibile. Perché oggi Jannik aveva deciso.

Aveva deciso che questo turno andava chiuso in fretta.
Aveva deciso che Parigi doveva capire.
Aveva deciso che il Roland Garros doveva tremare. Perché lo sentite anche voi, vero?
Adesso si comincia a sentire.
Lo si sente nei corridoi.
Lo si sente nei commenti dei cronisti stranieri, che ora non sorridono più tanto quando parlano di lui. Lo si sente nei tweet. Nelle chat. Nelle telefonate dei big, che forse stanno cominciando a farsi due conti. Perché questo Scintilla Infinito non è solo in forma.
È diverso.
Ha dentro qualcosa di più.
Una fame pulita.
Una lucidità che spaventa. E noi, poveri adepti, restiamo qui a guardarlo. Inchiodati agli schermi.
Con il fiato che a ogni punto si ferma.
Perché quando Jannik è così, il tennis diventa un’altra cosa. Diventa arte. Potere. Epica. E oggi, sì: non c’è stata partita. C’è stata solo Scintilla. Scintilla d’Invece Fregna.
Scintilla d’Imperatore.
Scintilla che arde su questa Parigi di fine maggio. E adesso il torneo, signori miei, è cominciato per davvero.