Report annuale Istat 2025: l’8,4% delle famiglie è in povertà assoluta e il 21% di chi lavora non guadagna abbastanza per vivere
Pubblicato oggi 21 maggio il report annuale Istat che fotografa la situazione reale dell’Italia. In aumento povertà e lavoratori poveri. I dati sono chiari, impietosi, e inequivocabili, a prescindere dalla propaganda politica. Sempre più poveri assoluti e sempre più lavoratori poveri che non riescono a vivere dignitorsamente pur lavorando. Le chiacchiere stanno a zero. Ecco una sintesi del report.
Le condizioni economiche delle famiglie:
La povertà assoluta coinvolge nel 2023 l’8,4 per cento delle famiglie residenti (2,2 milioni di famiglie e 5,7 milioni di persone), in particolare famiglie con figli, giovani, stranieri e residenti nel Mezzogiorno. Rispetto al 2014, l’incidenza è aumentata di oltre 2 punti percentuali a livello familiare e di 2,8 punti a livello individuale. Le famiglie con minori restano le più esposte alla povertà assoluta: nel 2023 l’incidenza raggiunge il 12,4 per cento (13,8 per cento a livello individuale), con un incremento di oltre 4 punti rispetto al 2014. I minori in povertà assoluta sono circa 1,3 milioni. L’incidenza della povertà assoluta diminuisce con l’età. È pari al 6,2 per cento tra le famiglie con persona di riferimento di 65 anni e più, e scende al 5,7 per cento per quelle di soli anziani, contro 11,3 delle famiglie di soli giovani. Le famiglie composte solo da stranieri sono colpite in modo molto più severo: tra queste, nel 2023, l’incidenza della povertà assoluta raggiunge il 35,1 per cento (569 mila famiglie), contro il 6,3 per cento tra le famiglie composte esclusivamente da italiani (un milione e 520 mila famiglie). Anche tra chi lavora si diffonde la vulnerabilità economica, con l’aumento delle persone che lavorano ma i cui redditi non sono sufficienti a garantire un livello di vita adeguato. Nel 2023, il 21,0 per cento dei lavoratori risulta a basso reddito. Questa condizione è più frequente tra le donne (26,6 per cento), i giovani con meno di 35 anni (29,5 per cento) e i cittadini stranieri (35,2 per cento). Tale vulnerabilità colpisce, inoltre, più spesso i lavoratori autonomi (28,9 per cento) e i dipendenti con un contratto a termine (46,6 per cento). Il resto del report si può leggere sul sito ufficiale dell’Istat.