La storia di Kendi e della sua micro torrefazione artigianale di Marcignago, in provincia di Pavia, che parla al cuore (e al palato).
“Dal prossimo 8 aprile Kendi parteciperò con orgoglio alla Fiera di Mostar in Bosnia Erzegovina, come parte della delegazione italiana Ita e con il supporto dell’agenzia ministeriale Ice. Un’occasione straordinaria per portare la mia storia, la mia visione e il profumo del mio caffè artigianale oltre i confini italiani. Ma prima di tutto, vorrei raccontarvi da dove nasce tutto questo”.
Dal cemento al caffè: una rinascita che profuma di tostatura lenta.
“La mia storia non comincia in un bar, ma in un cantiere. Vengo da una famiglia che ha sempre lavorato nell’edilizia, dal bisnonno fino a mio padre, un immigrato albanese arrivato in Italia nel 1992. Provenendo da una zona kossovara, per noi era più semplice viaggiare grazie al passaporto jugoslavo. E mio padre, con umiltà e determinazione, si è fatto strada in un Paese nuovo con le mani sporche di fatica e il cuore pieno di dignità. Nel 2012, in piena crisi economica, ha trovato per caso alcune macchine da caffè d’epoca: una Celemax Torino, una Faema E61 prima serie, e un macinacaffè Urania. Era appassionato di antiquariato. Io avevo appena 18 anni. Metto tutto su internet… e in pochissimo tempo guadagno i miei primi 10.000 euro. Per me, un ragazzo senza prospettive, era una rivelazione. Da lì è iniziato tutto”.
Chi c’è dietro una tazzina?
“Questa domanda mi ha accompagnato a lungo. Dopo un periodo all’estero in Svizzera e il duro impatto della pandemia, ho deciso che era arrivato il momento di provarci davvero: dare vita a qualcosa di mio, con le mie mani.
È nata così Kendi, una micro roastery artigianale a conduzione familiare, gestita da me e da mia moglie, con l’aiuto dei miei genitori. Kendi in turco significa “me stesso” — e questo nome non è casuale: rappresenta ciò che sono, ciò che ho scelto di essere”.
Una bottega del caffè tra passato e futuro.
“Kendi è una torrefazione piccola, autentica. Lavoriamo con una tostatrice da 15 kg a ciclo, a conduzione termica: tre fiamme separate, un tamburo a doppia camera, e una tostatura lenta da 18 a 20 minuti. Nessuna fretta, nessuna industrializzazione”.
Solo mani, naso, orecchio e cuore.
“Questo ci permette di non bruciare le punte del caffè e di ottenere una tostatura uniforme e rispettosa delle materie prime. Il nostro laboratorio è come una bottega di una volta: il profumo di tostatura si mescola al silenzio del mattino e alla concentrazione artigiana. Ogni sacchetto è una storia, ogni chicco è un passo nel mio percorso di riscatto”.
La miscela che ci ha portato in Europa.
“La nostra punta di diamante è la Miscela Moderno: un blend dolce, cremoso, con un retrogusto elegante. Nasce da caffè dell’Asia e del Sud America, selezionati con cura da piccoli produttori, molti dei quali microlotti e monorigini specialty. Lavorando con una sola miscela principale, possiamo garantire coerenza, identità e qualità. È la miscela che esportiamo con orgoglio a Amburgo, Berlino e Zurigo, e che consigliamo anche ai clienti italiani perché si adatta perfettamente all’estrazione espresso, anche con macchine semi-professionali. Non a caso molti nostri clienti all’estero sono architetti, creativi, professionisti che usano Kendi nel loro studio o ufficio, con gruppi Faema E61 vintage”.
Non voglio diventare un gigante…voglio restare umano.
“Kendi non è un marchio costruito a tavolino. È la mia storia. Ogni giorno, quando accendo la tostatrice, penso al ragazzo che ero: insicuro, disorientato, arrabbiato. E oggi, se potessi parlargli, gli direi solo: “Resisti. Anche se ti sembra tutto finito… un giorno profumerai di caffè. E non sarà poco”.
Kendi è molto più di una torrefazione artigianale.
“È il sogno concreto di un giovane che ha scelto la via più lenta, ma anche la più sincera. È una tazzina che racconta passione, artigianato, famiglia.
È un gesto quotidiano che torna ad avere valore. E oggi, per la prima volta, quel sogno attraversa i confini e arriva fino alla Fiera di Mostar”.