Prosegue il mistero sulla scomparsa di Denisa, le novità investigative e le ipotesi degli inquirenti
Le indagini sulla scomparsa di Denisa Maria Adas si concentrano ora su due contatti telefonici registrati nella notte tra il 15 e il 16 maggio. I dispositivi, scomparsi insieme alla donna, hanno agganciato celle telefoniche lontane dal residence dove alloggiava, prima di spegnersi definitivamente. Secondo gli inquirenti, si tratta di movimenti incompatibili con una semplice assenza volontaria. La Procura di Prato ha aperto un fascicolo per sequestro di persona.
Denisa, cittadina romena di trent’anni, lavorava come escort con il nome di “Alexandra”. Aveva lasciato Roma lunedì 13 maggio per raggiungere Prato, dove aveva prenotato una stanza presso il residence Ferrucci per una settimana di lavoro. Il suo programma prevedeva poi lo spostamento a Bologna. La donna era partita da Torpignattara, dove vive con la madre, a bordo di una Fiat 500 rossa. L’auto è stata trovata parcheggiata regolarmente dietro il residence, chiusa e con il tagliando di sosta valido. All’interno c’erano passaporto, carta d’identità e alcuni oggetti personali. Sono invece spariti i telefoni, le valigie, la borsa e la stessa Denisa.
All’interno della stanza 101 sono rimasti alcuni effetti personali, inclusi trucchi, medicine, una coperta e un paio di scarpe col tacco. L’ambiente è apparso abbandonato in fretta. Un testimone, la mattina del 16 maggio, ha riferito di averla sentita parlare al telefono al bar, dicendo: «Se vado da lui, o quello mi vede, mi ammazza». Le indagini si sono estese anche alle chat tra escort, dove emergono riferimenti a situazioni di pericolo e sfruttamento.
La sera della scomparsa Denisa aveva fissato due appuntamenti. Il primo, alle 20, con un cliente fiorentino da lei successivamente segnalato come problematico; il secondo, con un ventenne pistoiese che ha lasciato il residence alle 23.20. Alle 23.30 Denisa ha effettuato una telefonata alla madre, durata 38 minuti. Successivamente, i due telefoni hanno registrato contatti notturni lontano dal residence. L’ultimo segnale è stato rilevato alle 2.43, a circa sei minuti in auto dal casello autostradale di Prato Est.
La denuncia della scomparsa è stata presentata dalla madre, Maria Cristina Paun, il giorno successivo, il 16 maggio, presso i carabinieri di Torpignattara. Inizialmente, la donna ha dichiarato di non avere informazioni o sospetti utili alle indagini. Tuttavia, quattro giorni dopo è stata iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di false dichiarazioni al pubblico ministero. Secondo gli inquirenti, avrebbe omesso l’esistenza di un secondo telefono, utilizzato per comunicare con un avvocato calabrese di 45 anni. È stato emesso un decreto di perquisizione nei suoi confronti, finalizzato alla ricerca del dispositivo.
Nei giorni seguenti, un’amica di Denisa si è presentata spontaneamente in procura. Ha dichiarato che la madre si sarebbe mostrata contrariata al suo arrivo a Prato con un altro avvocato per seguire il caso. La stessa avrebbe riferito che Denisa era viva ma ferita, e che era stata rapita da un gruppo di cittadini romeni, clienti dell’avvocato calabrese, con l’intento di costringerla a lavorare per loro. Secondo quanto riferito, la donna sarebbe stata picchiata e le sarebbero stati estratti i denti. I presunti rapitori avrebbero inizialmente previsto di rilasciarla entro due giorni, ma la diffusione mediatica della vicenda avrebbe cambiato i loro piani.
Secondo la stessa testimone, l’avvocato coinvolto sarebbe stato invaghito di Denisa e avrebbe elaborato la versione del rapimento per avvicinarsi a lei dopo essere stato respinto.
L’avvocata della madre, Marianna De Simone, ha smentito queste affermazioni, precisando che il legale non ha mai incontrato Denisa e che si è limitato a condividere ipotesi con la madre.
Le indagini sono ancora in corso. I carabinieri di Prato e Firenze proseguono con l’analisi dei dati telefonici e delle testimonianze per ricostruire la dinamica della scomparsa. Al momento, Denisa risulta ancora irreperibile.