Cronaca

Pedopornografia, arrestato un medico 40enne, tra i complici anche un sacerdote già in carcere da maggio

Pedopornografia online: arrestato a Torino un medico 40enne. Tra i complici anche un sacerdote. Una maschera di normalità, una vita professionale stimata, un impiego a contatto con le persone. Dietro questa facciata, però, si nascondeva un incubo. Un medico torinese di 40 anni è stato arrestato dalla Polizia Postale per produzione e detenzione di materiale pedopornografico. Ma l’accusa non si ferma qui. Le indagini, durate oltre due anni, hanno permesso di scoperchiare un sottobosco criminale che operava nel dark web, con ramificazioni tra professionisti insospettabili. Tra questi, un sacerdote della provincia di Brescia, già finito in manette a maggio scorso.

Il medico era attivo da almeno dodici anni in ambienti digitali oscuri, dove la depravazione si traveste da anonimato. Utilizzava il protocollo Tor, tecnologia che consente la navigazione nel dark web, per nascondere la sua identità e accedere a comunità pedofile. L’uomo non era solo uno spettatore. Secondo quanto ricostruito dagli esperti del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online (Cncpo) e dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Torino, partecipava alla produzione di contenuti, sfruttando minori con i quali riusciva a intrattenere contatti reali. Una parte del materiale trovato nei suoi dispositivi, sequestrati durante una perquisizione disposta dall’Autorità giudiziaria, era stata prodotta direttamente da lui.

Dettagli raccapriccianti emergono dai documenti dell’indagine: il medico, nel tempo libero, si dedicava ad attività sportive con adolescenti, un canale che gli permetteva di avvicinare le vittime. Proprio questa duplice vita – quella pubblica di professionista integrato e quella nascosta di predatore – ha reso difficile incastrarlo. Gli investigatori hanno lavorato a lungo in modalità sotto copertura, tracciando le sue mosse digitali e risalendo dai nickname all’identità reale.

Insieme al sacerdote bresciano, il medico aveva creato un gruppo virtuale a sfondo pedopornografico con partecipanti esclusivamente italiani. L’obiettivo era chiaro: reclutare altri soggetti disposti a produrre nuovo materiale, in un perverso mercato sotterraneo fatto di immagini, violenza e bambini.

L’operazione ha portato alla luce l’enorme quantità di contenuti archiviati nei dispositivi dell’uomo, tanto da configurare anche il reato di detenzione di ingente quantitativo di materiale pedopornografico. Il gruppo agiva anche su circuiti peer to peer, rendendo più difficile l’individuazione dei membri e la tracciabilità degli scambi.

Il medico, ora in carcere, dovrà rispondere di produzione, detenzione e scambio di materiale pedopornografico, aggravati dallo sfruttamento diretto di minori. L’inchiesta, però, è tutt’altro che conclusa: la rete da lui frequentata è ancora sotto osservazione. Le autorità non escludono nuovi arresti nei prossimi mesi.

Una vicenda che mostra ancora una volta quanto la pedopornografia online non sia solo un crimine virtuale, ma un mondo reale fatto di vittime vere, spesso invisibili. E quanto l’orrore possa nascondersi dietro volti comuni, persino rassicuranti.