Numerose gravidanze per evitare il carcere, come nel film di Vittorio De Sica, ma alla fine è stata arrestata
E’ una notizia di normale cronaca, nemmeno così sconvolgente, se non fosse che nell’era del clickbait è proprio il genere di notizie che portano a polarizzare l’opinione pubblica. Parliamo di una donna di 31 anni, una rapinatrice che dal 2012 al 2023 ha accumulato negli anni pene di reclusione fino a 15 anni di carcere complessivi. Quanti ne ha scontati? Nessuno ancora. E’ stata arrestata lo scorso sabato dai carabinieri e, se la giustizia farà il suo corso, inizierà a scontare la sua pena a breve. La ragione? Una serie di continue gravidanze che le hanno permesso di evitare le patrie galere.
L’indignazione già cresce nel lettore. Sicuramente non è italiana, è extracomunitaria, molto probabilmente Rom. E se fosse italiana? Sicuramente è malagiustizia del meridione. E Lo stato? che fa? Fermiamoci perché i dati in vostro possesso non sono tutti. La ragazza è francese, vive stabilmente in Italia da 15 anni, tra Rovigo, Monza Brianza e Varese. I reati sono stati commessi nel nord italia, in riviera romagnola e i carabinieri chel l’hanno arrestata sono di Laveno Mombello. Ed ecco come la storia cambia, confonde il lettore, lo ammutolisce ed acquista un sottotono, quasi romantico. La giovane rapinatrice francese che, appena ventenne inizia a svaligiare case e sfugge alla giustizia utilizzando un escamotage singolare, quasi fosse il personaggio di Anna Rusic dei delitti del BarLume. La storia è talmente singolare che sarebbe fantastica come soggetto per un film. Un film che possa analizzare anche la psicologia del marito o degli amanti di una donna così singolare. Ne verrebbe fuori un dramma neorealista, agrodolce, probabilmente dai toni grotteschi. Qualcosa che solo una penna teatrale come quella di Eduardo De Filippo saprebbe scrivere. Un film simile potrebbe quasi vincere qualche premio, magari con i giusti interpreti perfino un Oscar come miglior film straniero. Eccetto che un film simile esiste, e non solo esiste ma fu Premio Oscar come miglior film straniero del 1965.
Siamo a Napoli, il quartiere è Forcella, quartiere del centro storico a ridosso di Via Duomo. C’è una bella donna che passeggia per le strade, il suo nome è Adelina Sbaratti e di professione vende abusivamente sigarette. La professione non è molto remunerativa e il marito Carmine, non il più sveglio fra gli uomini, è disoccupato a tempo pieno. Al seguito della coppia sette figli e, potenzialmente molti altri in arrivo. Questo fa si che Adelina rimanga sempre fuori dal carcere e possa mantenere la famiglia. Ma poi succede la tragedia. La virilità di Carmine viene meno a causa di un periodo di mancanza di desiderio, oggi diremmo impotenza, e le manette per Adelina scattano leste, non dopo aver tentato ogni mezzo (fra cui tentare un rapporto sessuale con l’amico fraterno di Carmine, Pasquale salvo ravvedersi) Verrà salvata solo dalla polarizzazione dell’opinione pubblica e da una grazia che, come Deus Ex Machina farà ricongiungere Adelina al marito Carmine, nel frattempo guarito e di nuovo, si spera, prestante.
Adelina e Carmine sono interpretati da Sofia Loren e Marcello Mastroianni al massimo della loro forma, il soggetto e la sceneggiatura sono a cura del fantastico Eduardo De Filippo che, come nelle sue piécè teatrali (ricordiamo che il suo Filomena Marturano divenne, con gli stessi interpreti Matrimonio all’Italiana, altro film cardine della nostra cinematografia) da vita ad una napoli reale e realistica ma universale nelle sue riflessioni e Vittorio De Sica, padre del neorealismo è alla regia.
Il film è Ieri, Oggi e Domani ed è datato 1964. Un film a episodi, come all’epoca era molto comune (ricordiamoci I mostri, I Complessi e molti altri) e narra le vicende di tre donne
diverse, interpretate sempre da Sofia Loren, con Marcello Mastroianni come controparte maschile. Adelina è l’episodio primo, seguono Anna, dove una ricca borghese di Milano intrattiene una relazione con un uomo di rango sociale più modesto e Mara dove si vede il rapporto fra una squillo di alto bordo e un affezionato cliente (memorabile lo spogliarello della Loren, entrato nell’immaginario universale a pieno diritto).
Fra Adelina e l’odierna trentenne francese ci saranno sicuramente molte differenze ma la vicenda giudiziaria che porta a questa piccola riflessione metacinematografica certamente non si concluderà con l’opinione pubblica e il quartiere a scrivere petizioni per far dare la grazia alla giovane. Non è solo un discorso di realtà fattuale e realtà cinematografica ma di mondi. Adelina era un membro attivo di una comunità, quella del quartiere Forcella, coesa e volta al supporto reciproco e il reato è senz’altro molto più tenue (e oltretutto operato alla luce del sole in tutto il quartiere) mentre il quadro che ci viene dato dalle pagine di cronaca sull’anonima Francese è di una vita in continuo spostamento su tre province. Furti e rapine fuori porta in altrettante località per più di un decennio. Fissa dimora si, ma solo nel senso stretto del termine. E in tutti questi anni che cosa è successo ai figli? non ci è dato saperlo.
Non è il caso di romanticizzare una storia simile, sicuramente non deliziosamente folkloristica ma nemmeno frutto di malafede o di malcostume come all’inizio siamo stati tratti in inganno. Ieri, Oggi e Domani: Ieri era Adelina e con lei e Carmine abbiamo riso, oggi è un pessimo caso di cronaca frutto di una situazione di disagio e solitudine, di incapacità di trovare una soluzione alternativa a del disagio sociale ed economico, dove la vittima ultima è la probabilmente numerosa prole della giovane che verrà inserita in un sistema che non sempre può creare adulti funzionali. E Domani? sicuramente non è roseo.