Orrore senza fine a Gaza. Operatori umanitari uccisi a Gaza, un video contraddice la versione degli israeliani: i lampeggianti erano accesi e non c’erano armi. Un filmato pubblicato dal New York Times conferma la versione della Mezzaluna rossa palestinese e dell’Onu. L’Idf annuncia un’indagine approfondita. «Perdonami, mamma. Questa è la strada che ho scelto: aiutare le persone». Sono queste le ultime parole pronunciate da un soccorritore della Mezzaluna palestinese prima di essere ucciso in un video che non lascia spazio ai dubbi e che getta un’ulteriore macchia sull’operato delle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza colpita dai raid e stretta d’assedio.
È il New York Times a pubblicare sette minuti di immagini che mostrano alcune ambulanze e un camion dei pompieri avanzare lungo una strada nel buio. I lampeggianti dei due veicoli fendono le luci dell’alba e dal sedile del passeggero l’obiettivo di uno smartphone scandaglia intorno alla ricerca delle persone da soccorrere. All’improvviso, sul ciglio della strada compare un’altra ambulanza: gli equipaggi appena arrivati si precipitano fuori dai mezzi, ancora qualche secondo e si scatena il caos, con rumori di spari ripetuti che colpiscono il convoglio. La telecamera trema, il video si oscura. Ma l’audio continua per cinque minuti e il rat-a-tat degli spari non si ferma. Un uomo dice in arabo che ci sono degli israeliani presenti.
Le immagini riguardano l’attacco israeliano costato la vita a 15 paramedici della Mezzaluna Rossa palestinese, delle Nazioni Unite e delle forze di difesa civile a Gaza. E contraddicono la ricostruzione di Israele secondo cui i veicoli viaggiavano senza luci e si muovevano in modo «sospetto». Il filmato, condiviso con il giornale da un diplomatico delle Nazioni Unite che ha chiesto l’anonimato e condiviso dalla Mezzaluna palestinese con il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, mostra che le ambulanze e il camion dei pompieri erano chiaramente segnalate e avevano le luci di emergenza accese e che i soccorritori indossavano uniformi catarifrangenti.
Il New York Times ha verificato le immagini e ha concluso che è stato registrato nelle prime ore del 23 marzo a Rafah, nella striscia di Gaza meridionale, dove è avvenuto l’attacco. Israele sostiene che nelle auto c’erano dei «terroristi» e ha affermato di aver ucciso nove presunti miliziani, sebbene finora ne abbia fatto il nome solo di uno, che però non compare nell’elenco delle vittime pubblicato dalla Mezzaluna Rossa o dalla Difesa civile di Gaza.
Nel video ottenuto dal Times, si può sentire il paramedico che registra l’accaduto dire: «Perdonami, mamma. Questa è la strada che ho scelto: aiutare le persone», poi gli spari risuonano per cinque minuti mentre l’uomo chiede perdono a Dio e dice di sapere che morirà. Poco prima che finisca il filmato, lo si sente dire: «Gli ebrei stanno arrivando, gli ebrei stanno arrivando», riferendosi ai soldati israeliani.
Idf ha annunciato un’indagine «approfondita» sull’incidente. I corpi di 15 operatori dei servizi di emergenza sarebbero stati in seguito ritrovati in una fossa comune e tra questi ci sarebbe anche quello del soccorritore che ha girato il filmato. La portavoce della Palestine Red Crescent Society, Nebal Farsakh, ha dichiarato in un’intervista dalla città di Ramallah, in Cisgiordania, che l’uomo è stato poi trovato con un proiettile in testa nella fossa comune. Il suo nome non è stato ancora rivelato perché ha dei parenti che vivono a Gaza preoccupati per le rappresaglie israeliane, spiega il diplomatico delle Nazioni Unite.
La morte degli operatori umanitari, scomparsi il 23 marzo, ha attirato l’attenzione e la condanna internazionale. L’Onu e la Mezzaluna Rossa Palestinese ribadiscono che gli operatori umanitari non portavano armi e non rappresentavano una minaccia. «I loro corpi sono stati presi di mira da una distanza molto ravvicinata», ha spiegato il presidente della Mezzaluna Rossa Palestinese, il dottor Younis Al-Khatib, aggiungendo che Israele non ha fornito informazioni sulla posizione dei medici scomparsi per giorni. «Sapevano esattamente dove si trovavano perché li hanno uccisi», ha detto spiegando che «ci sono voluti cinque giorni dopo che i veicoli di soccorso sono stati attaccati e sono rimasti in silenzio perché le Nazioni Unite e la Mezzaluna Rossa negoziassero con l’esercito israeliano un passaggio sicuro per cercare le persone scomparse. e a un veicolo contrassegnato con il logo delle Nazioni Unite.
Domenica, le squadre di soccorso hanno trovato 15 corpi, la maggior parte in una fossa comune poco profonda insieme alle loro ambulanze schiacciate.
(Fonte Corriere della Sera)