Due milioni di abitanti, undicimila allevatori di api. E il divieto di falciare i prati fino a giugno per lasciarli fiorire tutta la primavera e consentire abbuffate di polline a volontà. Sono due tra gli elementi che fanno della Niente api, niente vita, il primato della Slovenia: vietati i prati all’inglese. L’impegno e le normative del Paese sono un modello per l’intera Europa. A Lubiana fondato il Bee Path Cities Network, la rete europea in cui figura anche l’Italia. Slovenia il Paese modello in Europa su questo essere minuscolo ma unico al mondo per due ragioni. La prima è che le api vivono grazie ai fiori e allo stesso tempo i fiori si riproducono grazie alle api: una bella sinergia. La seconda è che nella Giornata mondiale degli animali selvatici (3 marzo) le api sono un caso particolare: anche quelle allevate non vengono nutrite da chi le alleva, ma devono andare a trovarsi il cibo da sole là fuori. Selvatiche in ogni caso, anche da domestiche. E la Slovenia è all’avanguardia nella consapevolezza di doverle proteggere: niente api, niente vita.
Per la scrittrice slovena Kaja Šeruga, autrice di Reasons to be Cheerful, il successo dell’apicoltura nel suo Paese è dovuto al fatto che esiste un solo sindacato nazionale degli apicoltori. In contatto costante con il ministero dell’Agricoltura. E questo consente alle api – e agli altri impollinatori selvatici come i calabroni – di ricevere rapidamente protezione qualora vengano identificate delle minacce. La scrittrice spiega per esempio che è stata l’Associazione degli apicoltori sloveni a collegare per prima i composti pesticidi neonicotinoidi alla strage degli impollinatori nel 2011. E in meno di un anno le raccomandazioni dell’Associazione sono state adottate dal ministero con un divieto a livello statale su questo pesticida neurotossico, prima di essere adottato dall’intera Unione europea sette anni dopo. La capitale della Slovenia, Lubiana, è stata la città fondatrice del Bee Path Cities Network, la rete europea che ora comprende diverse altre città in Portogallo, Polonia, Romania, Grecia. E anche in Italia.
Tra le pratiche adottate nelle aree urbane in Slovenia per aiutare le specie impollinatrici a tener duro c’è quella della «falciatura ritardata» nei parchi: niente erba tagliata nelle aree verdi pubbliche fino a giugno come un modo per garantire che le api e gli altri impollinatori che escono dall’inattività invernale abbiano a volontà fiori selvatici come il tarassaco. E sono sempre di più i cittadini che se vedono una aiuola tagliata troppo presto mandano una foto al Dipartimento per la protezione ambientale: chi una volta si lamentava per i prati lasciati incolti ora capisce che, almeno in certi casi, una tosatura all’inglese è peggio. (Fonte Euronews)