Cronaca

Nel 1995 uccise Maurizio Gucci, ora libero ha sparato contro il figlio per poi cercare di togliersi la vita

Il 17 marzo 1995, a Milano, esplose tre colpi di arma da fuoco e uccise Maurizio Gucci. Ieri mattina — dopo che da due anni era tornato in libertà — Benedetto Ceraulo ha tentato di ammazzare il figlio nella sua abitazione a Santa Maria a Monte, nelle campagne pisane. Gli ha sparato in faccia con una pistola di piccolo calibro al culmine di una lite familiare, prima di rivolgere l’arma contro se stesso e ferirsi in modo gravissimo.

Benedetto Ceraulo, 63 anni, originario di Caltanissetta, si era trasferito da un paio d’anni in provincia di Pisa, in una casa presa in affitto. L’abitazione dove martedì 22 aprile sono intervenuti i carabinieri, che poi l’hanno sequestrata, e dove per le festività pasquali era arrivato il figlio Gaetano, che vive a Milano e ha 37 anni.
La ricostruzione.
Che cosa sia successo in quella casa — dove non c’era alcun testimone — è ancora presto per saperlo. Certo è che dopo essere scampato alla morte, Gaetano è riuscito a scappare salendo sulla sua auto. E a quel punto è fuggito. Ha fatto di corsa la strada ma si fermato 300 metri dopo, appena ha visto un bar, dove avrebbe anche chiamato i soccorsi per riferire l’accaduto e per lasciare il cane che era con lui. In quel frangente Benedetto, rimasto solo in casa, avrebbe cercato di togliersi la vita. Poco dopo è arrivato il 118: Gaetano Ceraulo, che non sarebbe in pericolo di vita, è stato portato in ospedale dove dovrà essere sottoposto a intervento.
E nelle prossime ore sarà sentito dai carabinieri della Compagnia di San Miniato a Monte e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Pisa, coordinati dal procuratore Teresa Angela Camelio, impegnati a capire, ad esempio, da dove sia spuntata quella pistola.

Domande che gli inquirenti vorrebbero fare a Benedetto Ceraulo, che però versa in gravissime condizioni all’ospedale di Pisa.

L’omicidio Gucci
La storia di Ceraulo è nota: il suo nome balza alle cronache quando ha 35 anni e viene condannato come esecutore materiale dell’omicidio di Maurizio Gucci dopo che il 31 gennaio del 1997 la Criminalpol lo arresta: all’epoca era un ristoratore affetto da grandi debiti economici. In manette con lui, accusato di essere l’esecutore materiale del delitto Gucci, finiscono anche Orazio Cicala, autista e complice dell’assassino, Ivano Savioni, accusato di essere l’organizzatore del delitto e di aver procurato il sicario a Patrizia Reggiani, e Giuseppina Auriemma, intermediaria fra la mandante del delitto e il gruppo. L’assassinio di Gucci fu commissionato da Patrizia Reggiani per una cifra di 600 milioni di lire.

La storia finisce nei tribunali. Il 3 novembre 1998 i giudici milanesi condannano Patrizia Reggiani a 29 anni di reclusione mentre Benedetto Ceraulo all’ergastolo.

Il 17 marzo 2000 i giudici d’appello di Milano riducono le pene: 26 anni alla Reggiani e 28 anni, 11 mesi e 20 giorni a Benedetto Ceraulo. Poi la conferma in Cassazione.

Nel 2017 sembra una svolta: Ceraulo è all’isola della Gorgona dove incontra il marchese Frescobaldi per un progetto unico in Italia: un’azienda del vino all’interno di un carcere, per aiutare i detenuti a imparare un mestiere. «Si vive bene qua. Sei libero. Hai la possibilità di imparare, mi sento fortunato. Chiusa dentro una cella, privata anche della privacy, una persona diventa peggiore», aveva dichiarato alla Reuters.

Poi la libertà definitiva, bruciata dai colpi esplosi contro suo figlio.

(Fonte Corriere della Sera e Corriere Fiorentino)