Molestata per anni sul posto di lavoro, ora dovrà essere risarcita con 36 mila euro dall’ex capo del negozio
Le continue e asfissianti avances a sfondo sessuale, nei confronti di una dipendente, con frasi volgari e offensive, anche in presenza di testimoni e via messaggio, sono costate molto care a un commerciante di Massa che non solo è stato condannato a pagare 36 mila euro di risarcimento alla donna per le molestie sessuali perpetrate ai suoi danni per mesi, ma dovrà anche affrontare un’indagine della guardia di finanza per ipotesi di reati di tipo fiscale. Questo perché nella causa di lavoro che l’ex dipendente ha avviato subito dopo essere stata licenziata dopo l’ennesimo rifiuto alle richieste di prestazioni di tipo sessuale del suo datore di lavoro, sono emerse tramite le testimonianze di altri dipendenti, pratiche poco chiare nella contabilità e i giudici in sentenza hanno inviato gli atti al nucleo di polizia tributaria della Gdf di Massa per verificare eventuali “entrate in nero e doppia contabilità”. Dal 2017 al 2021 la giovane e bella barista, di 30 anni, stando al resoconto processuale, avrebbe subito molestie sessuali sul luogo di lavoro che la donna sopportava solo perché aveva due figli piccoli ed era separata e in fase di divorzio, quindi aveva bisogno di lavorare. Questo per i giudici di Massa rappresenta qualcosa di particolarmente rilevante: “Gli episodi sono evidentemente rimproverabili in quanto compiuti nei confronti di una giovane donna che li subisce, all’interno del luogo di lavoro e da parte di un superiore gerarchico”. Ma il giudice Rossella Soffio del Tribunale di Massa in sentenza ha stigmatizzato anche lo stato di bisogno della donna, che ha sempre rifiutato le richieste a sfondo sessuale ma ha subito continue frasi volgari nei suoi confronti: “Tali comportamenti risultano vieppiù odiosi se si tiene presente la situazione di soggezione nella quale la medesima veniva ad operare, trattandosi di madre separata con due bambine a carico, in tenera età”. I testimoni ascoltati in aula hanno confermato la versione della donna che aveva raccontato tutto all’amministratrice della società che però non aveva fatto nulla, anche perché si trattava di uno dei soci e fratello degli altri membri della società. Esausta dopo 4 anni di frasi sguaiate e scurrili e richieste assurde e continue di prestazioni sessuali dopo il licenziamento ha deciso di rivolgersi ai giudici e ora avrà, come detto, circa 36 mila euro di risarcimento. L’uomo dovrà anche affrontare un’indagine della guardi di finanza, oltre a pagare i danni alla sua ex dipendente per i suoi comportamenti: “Il Tribunale dispone la trasmissione al nucleo di polizia tributaria di Massa, per quanto di eventuale competenza, in ordine alla supposta contabilità parallela e percezione di utili in nero”. Queste le decisioni del primo grado di giudizio.