Cronaca

Maestra d’asilo su OnlyFans, il ministero vuole riscrivere il codice etico e comportamentale

Elena Maraga

Insegnanti su OnlyFans e social, cosa dicono le regole e cosa vuole fare il ministero dopo il caso di Elena Maraga. La direzione sarà quella di ampliare il codice etico dei dipendenti pubblici con norme specifiche per il personale scolastico. Aggiornare il regolamento 2023 per i dipendenti pubblici in modo tale che contenga una parte specifica per gli insegnanti: è questa la principale stretta che il ministero dell’Istruzione e del merito metterà in atto per evitare casi come quello della maestra d’asilo che si espone su OnlyFans. Elena Maraga, maestra di un asilo cattolico in una scuola materna del Trevigiano e body builder, è finita al centro delle polemiche perché ha aperto un profilo OnlyFans, «trovato» poi dai genitori dei bambini. La responsabile della scuola le ha parlato e le ha chiesto di cancellare il profilo dicendole che sta rovinando l’immagine della scuola, ma lei insiste: «Non mi sono vergognata e non mi vergogno di quello che ho fatto». Adesso rischia il licenziamento: è stata sospesa dall’insegnamento, in attesa che la questione venga risolta a livello legale.

Ma intanto la sua vicenda è finita nel mirino del ministero che sta cercando di approfondire il dossier dei comportamenti degli insegnanti sui social, e del modo in cui possono influire sul loro ruolo pubblico di educatori. Tralasciando le inutili gogne sulle chat dei genitori, che non hanno alcun diritto di giudicare i comportamenti dei docenti, ogni insegnante ha già contezza dei propri diritti e doveri nello svolgimento di una professione che è a stretto contatto con minorenni, e che quindi rischia spesso di impattare sul loro sviluppo emotivo e sociale: esiste uno statuto per disciplinare i comportamenti dei docenti, e che regola infatti le questioni che riguardano lo svolgimento della professione, dalle assenze reiterate alle liti.

Il codice del 2023, della Funzione pubblica, poi disciplina in maniera specifica le «esternazioni»: qui si prevede già che i dipendenti pubblici «devono evitare dichiarazioni, immagini o commenti che possano danneggiare il prestigio o l’immagine dell’amministrazione». E si precisa che le amministrazioni possano istituire una «social media policy», stabilendo così cosa si può e non si può pubblicare senza compromettere la reputazione dell’amministrazione. Già in passato c’è stato un richiamo a queste norme per riprendere alcuni comportamenti «poco consoni» di insegnanti, che sono a tutti gli effetti dipendenti pubblici: il preside di Vo’Euganeo, Alfonso D’Ambrosio, dovette affrontare un procedimento disciplinare nel 2020 per i 16 post su Facebook con cui attaccava la ministra Lucia Azzolina.

E recentemente anche l’insegnante e scrittore Christian Raimo è stato sospeso dall’insegnamento per tre mesi – con una decurtazione della metà dello stipendio – dopo aver insultato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Ma l’intenzione di viale Trastevere è quella di modificare parte del testo in modo che si adatti proprio alle caratteristiche del lavoro degli insegnanti e che tenga in particolare conto il comportamento che devono tenere sui social, che hanno preso piede in ogni ambito della vita lavorativa e privata. Giuristi e funzionari del ministero sono già al lavoro per integrare le norme in maniera tale che si adattino alle diverse situazioni.

Intanto anche la Fism di Treviso (Federazione italiana scuole materne) sta portando avanti l’idea di stilare un codice etico che possa disciplinare il comportamento degli insegnanti anche sui social: verrà votato nella prossima assemblea provinciale, il 30 aprile. Il codice etico della Fism però riguarderebbe solo gli istituti dell’infanzia paritarie di ispirazione cristiana, come l’asilo del Trevigiano finito nel polverone.