Cronaca

Lucca, notaio «legalizza» la nobiltà di un conte su un atto pubblico, la Cassazione annulla tutto

Ci teneva così tanto alle sue origini nobili da andare da un notaio per farsele certificare, ma alla fine le cose non sono andate come sperava. Un cittadino lucchese nel 2022 era riuscito a farsi certificare da un notaio della provincia di essere un conte, e producendo una serie di documenti e testimonianze, all’inizio era riuscito pure a ottenere la certificazione al diritto all’uso legale del titolo nobiliare, con tanto di legittimazione alla trasmissibilità ereditaria a figli e nipoti.

Ma i suoi sogni si sono presto infranti e il notaio a cui si era rivolto è finito nei guai. Nel 2023, infatti, il consiglio notarile del distretto di Lucca, a seguito di un’ispezione, si è accorto della irregolarità e lo ha prima sanzionato e poi sospeso per un certo periodo.

La vicenda però prosegue e finisce in Tribunale, e nei giorni scorsi la corte di Cassazione ha pubblicato la sentenza definitiva, sul singolare e anacronistico contenzioso, e relative motivazioni, con la quale sul punto specifico si è pronunciata contro il notaio lucchese, per motivi costituzionali. Gli ermellini hanno anche spiegato con dovizia di particolari come deve essere interpretata la Costituzione, per quanto riguarda i titoli nobiliari, all’epoca affrontati in modo generico, per evitare confusione sia sul caso lucchese sia per eventuali contenziosi futuri in materia.

«Se certo non si può attribuire valore giuridico a qualcosa che non lo ha, e pacificamente i titoli nobiliari nel nostro ordinamento repubblicano non lo hanno, tuttavia è assolutamente incontestabile che la dizione usata dal notaio lucchese afferma il contrario cioè la validità legale del titolo nobiliare».

La quattordicesima disposizione transitoria della Costituzione che non riconosce i titoli nobiliari, e sopprime la consulta araldica, per i giudici di Piazza Cavour va intesa come «una norma non già di apertura, ma di chiusura. Pertanto, resta smentita ogni sia pur residua ipotesi di protezione legale del titolo nobiliare».

Per non lasciare dubbi, la Cassazione ha preso anche in considerazione le occasioni in cui un titolo nobiliare viene utilizzato, nell’ambito di libere finalità associative, lavorative, ludiche e simili, «che non implica minimamente un suo sia pur residuo uso legale, non dovendo confondersi ciò che è lecito con ciò che dall’ordinamento riceve tutela, e in relazione al quale soltanto può configurarsi l’attività certificativa».

La certificazione nobiliare eseguita a Lucca, dunque, non ha nessun valore legale e sul punto la Cassazione ha confermato i provvedimenti disciplinari del consiglio notarile. La valutazione disciplinare compiuta dal consiglio notarile lucchese, «basata sulla considerazione che una siffatta certificazione è idonea a trarre in inganno sulla rilevanza giuridica dei titoli nobiliari», è stata assolutamente corretta.

L’uomo che ci teneva così tanto al titolo per trasmetterlo poi anche agli eredi, può continuare a farsi chiamare conte o marchese o principe se vuole, ma non su un atto pubblico o su un documento, non essendo consentito dalla Costituzione.

Dalla sua entrata in vigore nel gennaio del 1948, per l’Italia, infatti, i titoli nobiliari hanno perso qualunque rilevanza pubblica: non sono vietati, semplicemente non sono riconosciuti, cioè non sono tutelati né disciplinati, sono giuridicamente irrilevanti.

(Fonte Corriere Fiorentino)