L’interesse di alcuni gruppi di potere è di mantenere uno stato di guerra permanente per vari scopi egemonici
Mentre scrivo ho appena appreso dell’Operazione Basharath al-Fath condotta dalle forze armate iraniane verso obiettivi statunitensi presenti nei paesi del Golfo Persico. Ritorsione più che legittima ai sensi del diritto internazionale che invece è stato calpestato da Israele e Stati Uniti, come in quelle deplorevoli risse di strada in cui l’amico o il cugino più grande intervengono malamente per picchiare il malcapitato. Stavolta però sono loro a essere capitati male. A dispetto della propaganda si può ragionevolmente affermare che l’Iran sia una nazione fondamentalmente pacifica, esiste una fatwa delle alte autorità religiose contro l’impiego del nucleare a scopi bellici. Cosa che oggi l’Iran ha il diritto di fare dopo l’aggressione. Inoltre il consenso alla Repubblica Islamica si attesta intorno al 70-80% in un paese che, a differenza nostra, può vantare una media della popolazione sensibilmente più bassa. L’ayatollah Khamenei ha dichiarato qualcosa del tipo: pensate che uccidere me che sono anziano comporti qualcosa? Il “cambio di regime” non è proponibile nemmeno secondo le spie, milioni di giovani sono pronti a difendere la patria a ogni costo, la stessa comunità ebraica presente nel paese da tempo immemore sostiene l’esercito contro gli aggressori. In queste ore stiamo assistendo a un teatrino tragico tra ondate di missili telefonate, tweet deliranti e il presidente degli Stati Uniti che si attribuisce meriti che non sono i suoi. Dall’altra parte del mondo si sono mosse Russia e Cina; esistono livelli segreti dove avvengono i contatti di ordine diplomatico, commerciale e militare tra le potenze che dietro le quinte decidono i destini del mondo. E anche stavolta non fa eccezione: il Medio Oriente come porta per la penetrazione a stelle e strisce verso il controllo dell’Eurasia. E’ stato scritto, ed è molto probabile, che se cade Teheran la strada è aperta per Mosca e Pechino. Ed è questo il motivo principale per cui gli USA sono lì. Sappiamo tutti dell’interesse verso le risorse naturali quali petrolio, gas ecc… ma non è solo questo. Le grandi potenze hanno scorte energetiche e risorse da vendere (infatti lo fanno e a caro prezzo pure) quindi l’aspetto predatorio, che pur esiste, non è la causa principale per cui esse si muovono. Ciò che interessa loro è l’egemonia e in questo senso anche risorse da sottrarre eventualmente al nemico. Non sembri banale o complottistico, è un dato di fatto ampiamente acquisito che l’interesse di alcuni gruppi di potere sia di mantenere uno stato di guerra permanente, un abisso dove gettare immense risorse sottratte alla comunità. Il mondo non è certo fatto da filosofi e poeti – e in ogni caso nessuno garantisce che essi saprebbero governare con equità e giustizia – per questo esistono i sistemi di rappresentanza come quello democratico. Ci sarebbe da scrivere intorno alla concezione distorta che abbiamo del termine democrazia, di come nel corso del tempo abbia cambiato più volte di significato e della sua attuale crisi. Per ora limitiamoci a constatare il livello della politica, soprattutto nei paesi occidentali, in questo scorcio di secolo che stiamo vivendo. Non che il secolo scorso sia stato rose e fiori ma a mia memoria da parte nostra non si era mai scesi così in basso nelle relazioni internazionali.