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L’Europa va verso il rafforzamento della difesa e un esercito comune

Il premier britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron concordano sul fatto che il presidente americano Donald Trump sta lavorando per “una pace duratura in Ucraina” e “la sua leadership è benvenuta”.

E’ quanto ha riferito una portavoce di Downing Street dopo la telefonata avvenuta nel pomeriggio tra il leader britannico e quello francese.

“La situazione è seria, è l’ora di superare certi tabù”. Dopo essersi ritrovata a Kiev, l’Europa accelera su un fronte duplice e interconnesso, quello dell’Ucraina e quello dell’aumento delle capacità difensiva. Lo fa in maniera collettiva, seguendo tuttavia un perimetro che non è quello dell’Unione.A muoversi, infatti, sono Keir Starmer, Antonio Costa e Ursula von der Leyen. Tutti e tre, domenica, riuniranno a Londra un gruppo di leader europei per fare il punto sul riarmo e sul futuro dell’Ucraina. Un futuro – è il refrain che circola a Palazzo Berlaymont – che è anche quello dell’Europa. Il vertice di Londra avrà un’irritualità ed un formato molto simili a quello convocato qualche giorno fa da Emmanuel Macron a Parigi.E come nella capitale francese, oltremanica ci sarà anche Giorgia Meloni. Di certo irrituale è stato l’annuncio del summit, fatto dal premier polacco Donald Tusk dopo un bilaterale a Varsavia con il presidente del Consiglio europeo. Ma sono giorni frenetici nelle cancellerie europee, dominati da un convitato di pietra: Donald Trump. Costa ha convocato per mercoledì una videocall, questa volta con i 27 leader Ue, per fare il punto con Macron dopo la visita del presidente francese a Washington.

Il 6 marzo, a Bruxelles, i 27 torneranno a vedersi in un summit straordinario nel quale la Commissione dovrebbe presentare un primo documento per il rilancio della difesa comune. Di ritorno da Kiev, von der Leyen ha confermato alcuni punti cardine: il ricorso alla clausola di salvaguardia nazionale per scorporare le spese di ciascuno Stato membro dal deficit e l’aumento degli investimenti privati col supporto delle banche, a cominciare da quella europea degli investimenti. Alla quale tuttavia dovrà essere chiesto un cambio netto nelle sue politiche creditizie.