Sarà la Corte Costituzionale a decidere nei prossimi mesi. Nuovamente. Il governo ieri ha deciso: impugnerà la legge sul fine vita della Toscana. «Lede le competenze esclusive dello Stato in materia di ordinamento civile e penale», è scritto nel comunicato del Consiglio dei ministri, che ieri ha scatenato polemiche per tutta la giornata. Vale la pena ricordare che la legge della Toscana fino ad oggi è l’unica in Italia a stabilire le regole per il suicidio assistito.
L’Associazione Coscioni ha raccolto firme per presentare leggi in tutte le Regioni d’Italia. Ma fino a ora la Toscana è l’unica che ha attuato la sentenza della Corte costituzionale del 2019 che, appunto, fissava i paletti per l’accesso al suicidio assistito e, soprattutto, esortava il Parlamento a legiferare in materia. Per la Corte, le Camere erano già in ritardo.
Ma in questi sei anni il Parlamento non ha fatto niente di concreto. Sono diverse le proposte di legge depositate per regolamentare questa pratica di fine vita, nessuna di queste ha superato la soglia di qualche commissione. Rimane la sentenza della Consulta che in questi anni ha supplito alle carenze legislative, permettendo all’Associazione Coscioni di portare avanti le battaglie alzando l’asticella di volta in volta.
Ma cosa dice esattamente la sentenza della Corte? Sono quattro i requisiti. Il paziente, per accedere al trattamento, deve avere «una diagnosi infausta», che prevede quindi la morte certa; deve «essere sottoposto ad un trattamento vitale» (un respiratore o simili), «avere sofferenze fisiche»; infine deve essere una persona capace di decidere liberamente e senza condizionamenti.
A dare il la alle polemiche è stato, ovviamente, il presidente della regione Toscana Eugenio Giani: «È paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare la sentenza della Corte costituzionale». E con lui anche il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo.
Dal fronte del governo arriva la voce di Giovanni Donzelli, FdI: «È impensabile che ogni Regione decida per conto proprio. Cosa accadrebbe se in Toscana ci fosse una legge sul fine vita, in Umbria un’altra, nel Lazio un’altra, chi abita al confine cosa fa? Quale legge ha?». Forte anche la voce di Maurizio Gasparri, Forza Italia: «La legge Toscana è chiaramente incostituzionale e dimostra quanto la sinistra abbia intenti temerari e speculativi su un tema delicatissimo».
Dall’opposizione le proteste alla scelta del governo arrivano compatte, da parte di tutti i partiti. A cominciare da Marco Furfaro, Pd: «L’impugnazione del governo è violenza sulle persone che soffrono». Lo stesso concetto espresso da Angelo Bonelli, Avs: «Il governo ha compiuto un atto di ferocia ideologica contro le famiglie e i malati terminali», così come per la consigliera regionale di Italia viva Marietta Tidei.
Per Carlo Calenda, leader di Azione, «abbiamo bisogno di una legge sul fine vita, è questione di umanità e di decenza». Riccardo Magi, +Europa: «Sono falsi in tutto: il governo ha impugnato la legge Toscana sul fine vita, alla faccia dell’autonomia di Salvini». E i parlamentari del M5S: «Dal governo uno schiaffo medioevale a chi soffre».
(Fonte Corriere della Sera)