“Le Lune di Galileo”, Sergio Rubini apre le celebrazioni del “Museo Galileo” di Firenze con arte, scienza e musica
Un viaggio tra parola, pensiero e bellezza, per inaugurare in grande stile i 100 anni del “Museo Galileo” di Firenze. Nel magnifico scenario del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, si è tenuta la lettura-spettacolo “Le Lune di Galileo”, interpretata dall’attore e regista Sergio Rubini. Da un’idea di Elena Marazzita per “Aida Produzioni”, un omaggio teatrale e poetico al padre del metodo scientifico, nell’ambito delle celebrazioni che accompagneranno il museo fiorentino dal 2025 al 2027.
Rubini ha dato voce agli scritti più visionari e rivoluzionari di Galileo Galilei, restituendone la forza drammatica e il coraggio intellettuale. Con lui in scena, i “Musici della Scala”, che hanno curato un programma musicale ricco di riferimenti simbolici, storici ed emotivi, creando un dialogo perfetto tra arte e scienza, tra silenzio e scoperta. “Galileo è un uomo che non ha avuto paura di andare contro tutto per amore della verità. È ancora oggi un esempio. Non solo per chi fa scienza”, ha detto Sergio Rubini.
Il programma musicale: le armonie dell’intelletto.
Le musiche scelte dai Musici della Scala per accompagnare le parole galileiane hanno tracciato un percorso emozionante tra rigore matematico e sentimento, tra barocco e romanticismo, tra equilibrio e esplorazione.
Ecco il programma della serata:
J.S. Bach – Preludio dalla Suite n. 1 per violoncello solo in sol maggiore.
Un inno alla semplicità pura, alla forza delle strutture che non hanno bisogno di orpelli per emozionare. Come il linguaggio della scienza; A. Vivaldi – Primo movimento dal Concerto dell’Autunno per violino e archi. L’energia del ciclo naturale, la bellezza dei fenomeni osservabili. Vivaldi diventa qui interprete dell’ordine celeste; L.V. Beethoven – Trio per archi in do minore, Op. 9 n. 3. Una tensione profonda tra logica e sentimento, espressione della ragione inquieta dell’uomo moderno; J.S. Bach – Variazioni Goldberg, Aria. E ancora Bach, con l’incipit di una delle opere più architettonicamente perfette della storia della musica; J.S. Bach – Variazioni Goldberg (arr. F. Sarudiansky). In questa elaborazione per ensemble d’archi, il capolavoro bachiano si trasforma in un viaggio condiviso, corale, meditativo; F. Schubert – Trio D 471 per violino, viola e violoncello. La musica della malinconia gentile, della domanda che resta aperta, come il cielo osservato da Galileo.
Oltre la serata: un centenario lungo due anni.
Il “Museo Galileo”, fondato nel 1925 come Istituto di Storia delle Scienze, celebra oggi cento anni di ricerca, conservazione e divulgazione scientifica.
Le celebrazioni proseguiranno fino al 2027 con mostre, conferenze, lectio magistralis, aperture straordinarie e con l’inaugurazione del GalileoLab, uno spazio interattivo pensato per il grande pubblico e le scuole. Tra gli ospiti della serata inaugurale anche Martin Kemp, professore emerito dell’Università di Oxford, che ha tenuto la lectio Icons of Science, riflettendo sul ruolo visivo e simbolico della scienza nella cultura contemporanea.
Uno sguardo alle stelle, con i piedi nella bellezza.
La serata fiorentina ha confermato ancora una volta quanto arte, scienza e umanesimo siano intrecciati nel pensiero galileiano. “Le Lune di Galileo” non è stata solo una celebrazione. È stata una dichiarazione d’amore per la curiosità, per la libertà del pensiero, per la meraviglia. “Eppur si muove”, diceva Galileo. E forse, grazie a serate come questa, continuiamo a muoverci anche noi.