Cronaca

L’assicurazione gli dice che l’assegno risulta incassato, ma non era stato lui a farlo, ora dovrà essere risarcito

“L’assegno risulta incassato da lei, quindi tutto a posto”. Un 50enne residente in provincia di Venezia dopo aver ricevuto una telefonata da parte della sua compagnia assicurativa non poteva credere alle sue orecchie e dato che lui non aveva incassato niente decide di andare a fondo alla questione presentato querele e denunce. Nel processo, terminato nei giorni scorsi, è venuta fuori una rocambolesca truffa che rientrerebbe in una vicenda di più raggiri simili tra il Veneto, la Toscana e la Campania, su cui ci sono ancora indagini in corso. Nel 2019 l’uomo aveva ricevuto una prima telefonata dalla sua assicurazione che lo aveva avvisato del fatto che gli era stato spedito un assegno da 16.500 euro, tramite posta ordinaria, per un indennizzo che gli spettava. Dopo un paio di settimane non ricevendo alcun assegno aveva ricontattato la sua compagnia assicurativa che gli aveva comunicato che l’assegno in questione era stato regolarmente versato e incassato da lui. Il 50enne trasale e fa notare di non aver ricevuto e incassato un bel niente ma a quel punto due versioni così contrastanti non potevano che finire in un’aula di Tribunale. Il giudice Carlo Azzolini del Tribunale di Venezia, competente per il cosiddetto “foro del consumatore” che consente alla parte lesa e più debole di scegliere il luogo più vicino alla sua residenza, ha stabilito che l’assicurazione e la banca dovranno pagare all’uomo i 16.500 euro dell’assegno, la  prima perché non avrebbe dovuto inviarlo tramite posta ordinaria e la seconda per non aver verificato l’identità di chi aveva versato l’assegno. Questo perché nel procedimento giudiziario è emerso che un ladro- truffatore, molto esperto evidentemente, era riuscito a intercettare a busta con l’assegno, aprire un conto corrente a Livorno in una filiale di una banca toscana, versare poi l’assegno a Firenze per poi prelevare tutto da vari bancomat. Il tutto con documenti risultati falsi. Per quanto riguarda i controlli che la banca avrebbe dovuto effettuare le motivazioni della sentenza sono molto intuitive e logiche per tutti. Per la parte relativa alla compagnia assicurativa e all’invio dell’assegno tramite posta ordinaria i giudici hanno inteso sottolineare alcuni aspetti: “La spedizione a mezzo della posta ordinaria, espone il debitore-mittente a rischi ingiustificati in base alle regole di comune prudenza, socialmente riconosciute, ed espone ingiustificatamente ad un maggiore rischio di inadempimento anche le banche, con riferimento all’obbligo su di esse incombente di controllare con tutta la diligenza e la perizia possibili la corrispondenza tra colui che pone all’incasso l’assegno non trasferibile e il soggetto indicato su di esso come legittimato cartolare alla riscossione”. Ora dopo 6 anni finalmente il 50enne avrà il suo indennizzo.

 

(Fonte Corriere Fiorentino)