Lascia tutto alla sua badante ma 9 parenti la trascinano in Tribunale, per i giudici il testamento è legittimo e regolare
Nomina unica erede universale la sua badante ma contro di lei in Tribunale si scagliano in 9, tra fratelli, sorelle e nipoti, ma per i giudici il testamento è legittimo e la procedura regolare. I fatti all’origine del contenzioso giudiziario risalgono al 2021 quando l’uomo che viveva in provincia di Pistoia muore e il notaio a cui si era rivolto pubblica il suo testamento olografo che aveva ricevuto quando era ancora in vita. Le sue volontà sono chiare, tutti i suoi averi, la casa, il garage, l’appezzamento di terra e i soldi sul conto corrente, devono andare alla sua badante, la donna che lo ha accudito negli ultimi tempi. L’uomo non si era mai sposato e non aveva figli quindi poteva disporre come preferiva dei suoi averi. Ma a quel punto i familiari insorgono e trascinano in Tribunale la donna. Per i parenti il testamento non è valido, l’uomo poi non era capace di intendere e volere al momento della stesura, e soprattutto la donna “è indegna” a ereditare perché non si è comportata bene: i “motivi di indegnità a succedere” se dimostrati possono portare all’annullamento di lasciti e donazioni. Tutto questo secondo i parenti dell’uomo chiaramente. Ma i giudici del Tribunale di Pistoia che nei giorni scorsi hanno pubblicato la sentenza, sono arrivati a ben altre conclusioni.
Dopo aver raccolto la documentazione medica, disposto una perizia sul testamento e aver ascoltato vicini di casa e amici, per la magistratura il testamento è assolutamente legittimo e la badante dell’uomo è l’unica erede legale di tutto. L’esito dell’indagine grafologica sul testamento olografo dell’uomo per i giudici ha ampiamente sconfessato la tesi dei parenti. Anche l’ipotesi di una sua non piena capacità di scelta non ha trovato riscontri processuali. “La supposta incapacità dell’uomo a manifestare validamente la propria volontà è rimasta del tutto indimostrata e, piuttosto, sconfessata dalle deposizioni testimoniali”, scrivono i giudici in sentenza, aggiungendo alcune testimonianze di medici e amici: “Stava già male, si muoveva male, aveva acciacchi di vecchiaia, però la testa funzionava benissimo”. I giudici hanno anche verificato se ci fossero motivi di “indegnità” che possono portare all’annullamento del testamento ma anche da questo punto di vista le testimonianze raccolte in aule sono andate tutte a favore della badante. “Quando andavo a trovarlo la badante era sempre con lui ad accudirlo”, ha riferito in aula una testimone. “Le volte che non ce l’ho trovata il la chiamava e lei veniva subito, penso che abitasse vicino. La inoltre veniva in ambulatorio a ritirare le ricette, chiamava per farsi prescrivere i farmaci del e poi passava a prendere la ricetta”, ha affermato il medico curante”. In sintesi, tutte le censure mosse dai parenti sono rimaste prive di prova, laddove nel processo sono emerse “l’autografia del testamento, la corrispondenza delle disposizioni testamentarie all’effettiva volontà dell’uomo, l’assenza di cause di invalidità del testamento e l’assenza di cause determinanti l’indegnità a succedere della donna”. I parenti sono stati anche condannati dai giudici Marini, Leoncini e Piccinni, del Tribunale civile di Pistoia a pagare circa 14 mila euro di spese legali. La badante è l’unica erede legittima dell’uomo.