Cronaca

L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio non è incostituzionale, la decisione della Consulta

La Corte Costituzionale ha stabilito che non è incostituzionale l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio.

Dopo l’udienza pubblica svoltasi ieri, mercoledì 7 maggio, la Corte ha esaminato le questioni di legittimità costituzionale sollevate da 14 autorità giurisdizionali, tra cui la Corte di cassazione, sull’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, che era stata decisa con la 114 del 2024.

La Corte – si legge nella nota diffusa dalla stessa Consulta – «ha ritenuto ammissibili le sole questioni sollevate in riferimento agli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (la cosiddetta Convenzione di Merida)», ma «nel merito» ha dichiarato «infondate» quele questioni, «ritenendo che dalla Convenzione non sia ricavabile né l’obbligo di prevedere il reato di abuso d’ufficio, né il divieto di abrogarlo ove già presente nell’ordinamento nazionale».

Nel luglio 2024, con 170 voti — la maggioranza più Azione e Italia viva — contro 77, la Camera ha approvato in seconda lettura l’articolo 1 della riforma penale voluta dal Guardasigilli Nordio che abolisce il reato di abuso d’ufficio. «Si crea un vuoto legislativo», non «si tutelano i cittadini», si «favorisce la mafia», è «un obbrobrio giuridico» le critiche dell’opposizione, secondo le quali «c’è lassismo nella lotta alla corruzione con l’abolizione di un reato per cui spesso vengono indagati, e anche condannati, gli amministratori pubblici».

Sono 14 i ricorsi presentati alla Consulta, 13 dei giudici di merito Quattordici le ordinanze che sono state trattate: tredici dei giudici di merito, una della Corte di Cassazione. La questione sulla Convenzione di Merida è stata posta dall’avvocato Manlio Morcella.

(Fonte Corriere della Sera)