De Clizibus

La telenovela albanese prosegue: Meloni punta ai Cpr ma il progetto si preannuncia un flop bis  

Clizia De Rossi

Vi ricordate quando appena pochi mesi fa, dal palco della manifestazione “Atreju”, la premier Meloni sbraitava ripetutamente che i centri per migranti in Albania “funzioneranno, funzioneranno dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo italiano”? Ebbene, sapete come è finito questo progetto unanimemente ritenuto uno dei più grandi disastri politici ed economici della storia repubblicana di questo Paese? Dopo aver investito circa un miliardo di soldi pubblici, dopo aver tentato di scavalcare la magistratura e la corte di giustizia europea tramite decreti improvvisati, privi di alcun fondamento giuridico e aver cercato invano di convincere l’Europa ad appoggiare la causa, alla fine il sipario è calato davvero. Secondo il quotidiano “Domani” infatti, al rimpatrio delle forze dell’ordine, seguito a stretto giro da quello degli operatori socio sanitari, è arrivato ufficialmente anche il licenziamento degli ultimi superstiti della cooperativa “Medihospes”, addetta alla gestione degli arrivi dei migranti che a maggio scorso si era aggiudicata l’appalto dal valore di ben 133 milioni.

Questo è quello che succede quando non si governa per il bene della nazione ma per mera propaganda personale, e mentre le opposizioni insorgono, con Davide Faraone di Italia Viva che parla di “atto finale di una farsa” e Bonelli (Avs) che denuncia “il miliardo di euro bruciato”, il governo Meloni non si arrende neanche difronte all’evidenza, tanto da aver approvato un nuovo decreto ad hoc in data 28 marzo, volto ad aggirare nuovamente la magistratura con una radicale modifica del quadro normativo. Fallito “l’effetto deterrente” tanto sbandierato, adesso vogliono trasformare le strutture albanesi in Cpr, destinandole ai migranti irregolari già presenti sul territorio italiano in attesa di espulsione, bypassando in tal modo la convalida giudiziaria! La premier e i suoi provano a farla facile, ma la verità è che anche questa nuova mossa ha già sollevato una marea di incognite e polemiche! Intanto andrebbero rivisti tutti gli accordi con il Paese ospitante, a partire dalle tempistiche, dato che al momento gli stranieri possono essere trattenuti solamente 28 giorni in terra albanese, mentre la detenzione in un Cpr può durare fino a 18 mesi! Inoltre il protocollo originario prevede che solo una piccola parte dei centri possa essere attualmente utilizzata come Cpr, un numero esiguo di 144 posti su 1200, senza contare che i rimpatri non possono avvenire da suolo straniero e quindi, indipendentemente da tutto, sarebbero comunque costretti a riportarli con viaggi privati in Italia!

I costi, manco a dirlo, andrebbero a raddoppiare i fiumi di milioni pubblici già sperperati per la costruzione e gli iniziali investimenti fallimentari e, se tutto ciò ancora non bastasse, è infine opportuno ricordare che Meloni dovrà pure convincere il sempre più scettico presidente albanese Rama, impegnato a recuperare consensi in vista delle elezioni di maggio dopo le numerose accuse dei partiti di opposizione per gli accordi con il nostro Paese.

“E’ una decisione completamente irrazionale se si pensa al fatto che solamente il 10% delle persone che ricevono un ordine di allontanamento, quindi che dovrebbero essere espulse dall’Italia, effettivamente riescono a essere rimpatriate. – ha risposto all’Ansa Fabrizio Coresi di AcionAid Italia- Siamo davanti a una politica che non funziona. Figurarsi delocalizzarla in Albania. E comunque c’è da dire che dovremmo riportarli in Italia per poterli rimpatriare, con un ulteriore dispendio economico.”

Fanno eco le polemiche arrivate tramite comunicato dall’associazione “Tavolo asilo e amministrazione”: “Nonostante le reiterate dichiarazioni di questi mesi della presidente del consiglio Giorgia Meloni sui centri in Albania, è evidente che non hanno funzionato. Altrimenti non si sarebbero arresi tentando di cambiarne la destinazione d’uso e attestando il fallimento definitivo del famoso modello albanese. La possibilità di aprire delle strutture di detenzione amministrativa per stranieri espulsi al di fuori del territorio europeo è scelta di assai dubbia legittimità e non farà che allungare le procedure e la spesa a carico dello stato, oltre che sottoporre a trattamenti disumani e degradanti persone che non hanno commesso alcun reato.”