Cronaca

La storia di Boris il gatto supereroe di Fiesole, raccontata dal professor Duccio Berzi, rapito da un lupo torna a casa dopo 11 giorni, ferito ma vivo

Boris, il gatto supereroe di Fiesole. Il professor Duccio Berzi dell’università di Firenze, e consulente della Regione Toscana per l’attività faunistica, è uno dei massi esperti di lupi in Italia, e sulla sua pagina Facebook ha raccontato una storia davvero incredibile di un gatto che è sopravvissuto miracolosamente a un lupo che lo aveva addentato con le sue fauci e portato via sotto gli occhi del padrone. Dopo ben 11 giorni Boris è tornato a casa. La natura non finisce mai di stupire. Ecco la storia raccontata dal docente sui social: “Della serie, non finiamo mai di sorprenderci. Questo nella foto è Boris, o anche Schizzo, perche si sa, i gatti a volte hanno più padroni e piu nomi. E forse piu vite. Cosa che spesso i padroni ignorano. Boris/Schizzo abita in una nota località della costa tirrenica toscana, da tempo interessata dalla presenza di lupi, come documentato dalle videotrappole messe dai cittadini anche lungo le strade pubbliche. Lupi urbani, specializzati nella predazione di gatti. Negli ultimi due anni ne sono scomparsi a decine. Il 15 luglio uno dei padroni di Boris, che ha gia visto scomparire molti dei propri gatti, alle 5,35 di matttina sente dei rumori e vede dalla finestra di casa che un lupo è entrato nella propria resede e che sta puntando il povero Boris. Lancia un grido per allontanarlo, ma il lupo, sempre il solito e ben conosciuto, non arretra, prende il gatto in bocca e se ne fugge via, senza che il povero Boris emetta un miao. Il padrone ha il tempo di scendere in strada, inseguire il lupo, ma questo si allontana veloce con la preda in bocca penzolante”.

“È difficile descrivere quello che si prova in questi casi. Non è soltanto il dispiacere per la perdita cruenta del proprio animale, ma la sgradevole sensazione per aver subito una profanazione nella propria casa, la zona di confort dove nessuno immagina che possa arrivare un grosso predatore selvatico e portare via un essere con cui abbiamo una relazione affettiva.
Ma la storia non finisce qui, perché dopo 11 giorni, il 26 luglio, Boris inaspettatamente si ripresenta a casa. La coda spellata quasi fino alla cima,
un orecchio piegato, il lembo della guancia aperto con una ferita che arriva fino ai tessuti molli e con una espressione da sopravvissuto incazzato che si commenta da sola. Boris guarisce in tempi straordinariamente brevi. Le “sette vite dei gatti” o anche “non dire gatto finché non l’hai nel sacco”.

Ma c’è una ulteriore sorpresa perché da quando Boris è tornato a casa, i lupi scompaiono inaspettatamente dal paese, per la gioia di molti. Cosa sia successo non è dato sapersi. Come ha fatto Boris a liberarsi dal lupo, cosa ha fatto in quegli undici giorni e cosa è successo ai lupi, che nel frattempo sono scomparsi? Forse Boris potrebbe raccontarci qualcosa, ma senza tentare pericolose speculazioni narrative – tipo Boris che sfugge dalle fauci del lupo e vendica tutti i suoi simili scannando l’intero branco di lupi – l’episodio in questione vale la pena che sia raccontato per far capire che quando si parla di lupi tutto può succedere e niente è scontato, che tra lupo e lupo ci può essere una differenza abissale. Negli anni abbiamo visto lupi che si ingegnavano al pari di Willy il Coyote a predare animali domestici e da affezione e lupi che semplicemente se ne fregavano, preferendo cinghiali e caprioli. Lupi che mangiavano cani più grandi di loro e lupi che scappavano di fronte ad un piccolo yorkshire (lo giuro, è accaduto) o che si lasciavano intimorire da un gatto con un po’ di carattere, tipo Boris. Lupi dello stesso branco diffidenti e lupi confidenti. Tutto questo per far capire che non si deve dare niente per scontato, che gli scenari di coesistenza possono essere molto diversi tra di loro e soprattutto che in un ottica di gestione della specie non si può prescindere dalla conoscenza fine dei branchi e degli animali su cui si va ad intervenire”. Never say never again.