Curiosity

La Serenissima e Bezos, due mondi opposti e in antitesi, ma il matrimonio più folle e i soldi hanno vinto su tutto il resto

Venezia, l’eterna città galleggiante, un museo a cielo aperto inaffondabile nella sua apparente precarietà . Non c’è niente che riesca a scalfirla. Turisti, Navi da crociera, universitari fuori sede, l’esercito napoleonico, due guerre mondiali e uno storico concerto galleggiante dei Pink Floyd sono passati dalle pittoresche calli della serenissima eppure Venezia rimane sempre la stessa. Nei secoli il progresso niente ha potuto contro la magnificenza di una città unica al mondo, ma anzi è stato il progresso a piegarsi ed adattarsi per potersi integrare.
Meta ambita da tutti gli stranieri del mondo, Venezia è spesso stata affittata, con una certa discrezione da Hollywood, da magnati stranieri, indiani, cinesi o arabi per poter festeggiare eventi in grande stile. Ma con discrezione, con un ovvio limite di rispetto. Perché la Serenissima non si piega, semmai ondeggia leggermente, testimoni le lunghe crepe all’interno delle abitazioni che sono un memento della base di palafitte su cui la città posa le sue pesanti pietre.
Ho vissuto a Venezia per quattro anni della mia vita, da studente universitario, e mi basta chiudere gli occhi per ritrovare il placido sciabordio delle onde, il chiacchiericcio Veneto (con la caratteristica R di Marghera) degli isolani, l’odore di salmastro che si mescola con quello delle botteghe e soprattutto il suono dei campanili nei campi. Non vi è angolo di Venezia, da Strada Nuova all’Arsenale, da Rialto a San Marco, da Santa Marta alla punta nord di Canareggio, che non abbia dei segreti e della storia da raccontare.
Venezia la dotta, Venezia l’eterna, Venezia la venduta.
Dire che Venezia si sia svenduta al vil denaro per ospitare il matrimonio imperiale di Jeff Bezos, con un possibile entrata di 950 milioni di euro, pari al 68% del fatturato turistico complessivo annuale che arriva nella città lagunare, può sembrare una dichiarazione forte tanto più che Pecunia Non Olet.
Ma fermiamoci a riflettere. Jeff Bezos, oltre ad essere un imprenditore che punta al monopolio (e ci è dannatamente vicino non fosse per la Cina) è la causa primigenia della chiusura di molte piccole medie imprese, della crisi dei venditori diretti e non da meno Amazon con il suo sistema di consegne fulminee e a basso costo ha reso la vita di tutti noi assurdamente piu frenetica. I corrieri ed i magazzinieri fanno orari estenuanti 24 ore su 24, gli Hub Amazon soprattutto in territorio statunitense hanno politiche di stampo schiavista, l’impatto ambientale è disastroso.
Il mondo della Serenissima è l’opposto di Amazon, fatto di botteghe artigianali, opere che hanno richiesto decine di anni, un turismo fatto di esplorazione e contemplazione. A Venezia il tempo è dilatato, e perfino i corrieri Amazon, non dissimili dai Bokka giapponesi portano i pacchi a mano serpeggiando fra le calli.
Due mondi opposti, due modi di percepire la quotidianità e il tempo in antitesi, con il modello Bezos in crociata per eliminare questa pace in favore di rapidità ed efficienza a scapito dell’umanità .
La mia è una critica dettata dal cuore, non c’era niente di più terapeutico e rilassante che perdersi nelle calli veneziane. Vederle a servizio del magnate dell’automatizzazione è un colpo di mazza da guerra nello sterno.
Certo è che correttamente un gettito di liquidità simile andrà ad aiutare la manutenzione delle opere e delle infrastrutture (e forse vedremo un ponte dell’Accademia finalmente coerente con il resto della città) ed un evento simile sarà ricordato negli annali della storia della città. Ma quando ho letto che uno dei rinfreschi si sarebbe tenuto nel campo della chiesa della Madonna dell’Orto, nel quale studentato ho soggiornato per quattro anni potendo liberamente ammirare opere eterne del Tintoretto come Il Giudizio Univerale (che trovò per intensità superiore a quello del Michelangelo) o la presentazione di Maria al
tempio, con il suo sconvolgente gioco di luci e prospettive, non ho potuto che riflettere sul paradosso. Bezos è rete, è velocità, è viaggi promozionali nello spazio, valute digitali, acquisti compulsivi, il nuovo non tangibile che avanza e che ci isola dall’umanità. Venezia è ciò che l’uomo crea a memoria dei posteri per essere vissuto con tutti e cinque i sensi.
Forse questa mia riflessione è solo un balbettio sconclusionato di un vecchio romantico ma, vedere i luoghi del nostro retaggio culturale al servizio degli arricchiti per far sfoggio del proprio benessere (Venezia è di tutti) è quanto meno avvilente.