La sanità lombarda “fuori dal podio” e l’ira del governatore Fontana contro i dati ministeriali
Qualche giorno fa il ministero ha pubblicato la consueta classifica della sanità regionale italiana anno 2023 (il ritardo pare sia dovuto al complesso processo fisiologico di raccolta e validazione delle informazioni) ottenuta attraverso il Nuovo sistema di garanzia (Nsg), lo strumento che dal 2000 (poi aggiornato nel 2019) valuta l’efficienza dei sistemi sanitari regionali sulla base di 24 indicatori suddivisi in 3 macro aree: prevenzione, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. Dai risultati è emerso un quadro non propriamente rassicurante poiché soltanto 13 regioni su 21 hanno superato la sufficienza di 60 punti, e fra queste ad aggiudicarsi il primo posto è stato inaspettatamente il Veneto con un punteggio di 288 su 300 che gli ha permesso di superare la Toscana, stabile in seconda posizione e la provincia autonoma di Trento al quale è spettata la medaglia di bronzo.
La notizia ha scatenato le ire del presidente lombardo Attilio Fontana, il quale, anziché scusarsi con i propri cittadini per le liste d’attesa infinite e la medicina territoriale ai minimi termini, pare abbia mal digerito la settima posizione della sua regione (in perdita di ben 14 punti rispetto all’ultimo bollettino) tanto da attaccare ferocemente il ministero del suo stesso governo meloniano accusandolo addirittura di complotto: “Sono cose assolutamente inaccettabili. I cervellotici parametri indicati non hanno niente a che vedere con il funzionamento della sanità e hanno l’obiettivo di penalizzarci. Sono tutte, se posso usare un termine giuridico, puttanate! La Lombardia, proprio perché è la migliore, sta sulle balle a tutti. Continuiamo a ricevere attacchi ingiustificati da Roma per crearci difficoltà.”
Parole inaccettabili che hanno obbligato lo stesso dicastero di Schillaci a denunciare il “linguaggio inopportuno del presidente” attraverso una replica secca e incontestabile: “Il Nuovo sistema di garanzia costituisce uno strumento di valutazione che verifica – secondo le dimensioni dell’equità, dell’efficacia e dell’appropriatezza – che tutti i cittadini italiani ricevano le cure e le prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza. Trattasi di un meccanismo alla cui elaborazione le Regioni partecipano attivamente mediante i propri rappresentanti tecnici. L’obiettivo di questo monitoraggio -conclude la nota- non è penalizzare le Regioni, ma assicurare ai cittadini l’erogazione delle prestazioni a cui hanno diritto”.
Dalle opposizioni compatte arriva la stoccata del consigliere regionale Pd Samuele Astuti che accusa la giunta lombarda di “immobilismo”, colpevole a suo dire di “aver fatto lievitare le liste d’attesa e indebolito la medicina territoriale, lasciati soli medici e infermieri e impedito ai cittadini lombardi di potersi esprimere attraverso un referendum”.
Segue a ruota libera l’affondo del Movimento 5 stelle che punta il dito sugli evidenti contrasti interni al centrodestra: “Quello che per Fontana è inaccettabile per noi è incomprensibile – afferma Nicola Di Marco, presidente pentastellato Lombardia – Qualcuno gli ha detto che l’attuale ministro è della sua stessa maggioranza? I criteri di inaccettabilità per Fontana sulla sanità in Lombardia, riguardano uno status symbol, un’apparenza, un tono da mantenere per riempirsi la bocca della solita, anacronistica, parola: eccellenza! Basta, presidente, perché questo è davvero inaccettabile!”