La chat di classe macabra che ha lanciato un sondaggio su chi meritava di più di essere uccisa tra tre noti femminicidi
Prima l’orrore poi le scuse, ma scoppia il caso in Veneto per un sondaggio macabro. «Chi si meritava di più di essere uccisa? Giulia Tramontano, Mariella Anastasi o Giulia Cecchettin?» Lo ha scritto uno studente di una scuola superiore di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, nella chat di classe, come un comune sondaggio tra i suoi compagni. In due hanno anche risposto, neanche si trattasse di scegliere la sera giusta per uscire tutti insieme. Poi, accortosi di aver esagerato, ha cancellato tutto.
Una classifica dell’orrore, quella pubblicata dal giovane studente, che ha lasciato senza parole e disgustati molti compagni, e che nel giro di qualche ora è poi diventata pubblica.
L’avvocato: «Si è reso conto di aver sbagliato, ha chiesto scusa».
«Il mio assistito ha pubblicato quella cosa ma poi si è reso conto subito di aver sbagliato e l’ha cancellata. Non sa spiegare nemmeno lui perché l’ha fatto, probabilmente una bravata che però è finita male. La cosa è stata fotografata, ora la sua identità va preservata perché potrebbe essere preso di mira – spiega l’avvocato Aldo Benato – la famiglia mi ha contattato per tutelarli. Nel frattempo lui ha chiesto scusa, ha scritto anche una lettera in cui esprime disagio per quello che ha fatto. Io mi occupo anche di formazione nelle scuole e per rimediare al malfatto l’alunno finanzierà di tasca sua uno degli incontri futuri che verranno preparati. A quest’età per capire le cose mettere mano al portafoglio funziona sempre».
Le scuse del ragazzo: «Mortificato, non ho giustificazioni».
«Mi scuso umilmente per ciò che ho scritto. Capisco il dolore, la rabbia e l’indignazione che ho provocato e, purtroppo, non ho giustificazioni né spiegazioni», ha scritto il ragazzo nella lettera. «Mi ci sono voluti pochi secondi per capire la gravità delle mie parole ma quando poi i miei genitori hanno appreso il fatto e ho visto l’espressione sconcertata sui loro visi, ho compreso la vera portata di ciò che avevo scritto: ho pensato a come avrebbero potuto sentirsi i genitori di quelle donne, i loro familiari e i loro amici, leggendo un simile messaggio scritto da qualcuno che nemmeno le conosceva e mi si è gelato il sangue nelle vene». E ha aggiunto: «Sono mortificato per ciò che ho scritto e ritengo di dover porgere le mie scuse ai genitori di quelle donne, ai loro parenti e ai loro amici, a tutte quelle persone che hanno subito o subiscono episodi di violenza, alle mie compagne e ai miei compagni e a tutti coloro che restano giustamente sconcertati anche solo nell’apprendere simili notizie».
L’associazione: «Gioco macabro segnale di disumanità».
Dopo la pubblicazione dello screenshot nei giorni scorsi erano intervenute diverse associazioni, tra cui «Women for Freedom», da anni impegnata nella promozione dei diritti delle donne e nella prevenzione della violenza di genere, che ha ripreso la notizia data da un’emittente televisiva, con un post: «Tre nomi. Tre storie. Tre tragedie vere, trattate come oggetto di un gioco macabro. Non è una bravata, né una semplice battuta di cattivo gusto: è un segnale allarmante di disumanità e assenza di empatia», hanno scritto. Lo stesso ha fatto l’assessora all’Istruzione di Bassano, Marina Bizzotto. «Un fatto molto grave – lo ha definito – che sembra sempre più diffuso nelle scuole»
La condanna di Zaia: «I ragazzi coinvolti riflettano sull’accaduto».
A condannare fermamente l’episodio è il presidente della Regione Veneto Luca Zaia: «È difficile credere che una chat simile possa davvero esistere – ha dichiarato – Quanto emerso suscita sgomento e solleva interrogativi profondi sul percorso che ancora resta da compiere per contrastare la violenza di genere e promuovere una cultura del rispetto. Non sono un giurista, ma se dalle indagini dovessero emergere profili penalmente rilevanti, mi auguro che siano adottati tutti i provvedimenti previsti. Episodi come questo rappresentano un segnale allarmante e impongono una riflessione seria. È essenziale che, a partire dalla scuola, si promuova un’educazione ai valori fondamentali della convivenza civile e del rispetto dell’altro. Ai ragazzi coinvolti rivolgo un invito a riflettere sulle proprie azioni, a prendere consapevolezza della gravità di quanto accaduto e ad assumersi la responsabilità del cambiamento. Le parole, anche quando pronunciate in contesti virtuali, hanno un peso e possono generare conseguenze molto reali».
Il ministro Valditara: sanzionare il comportamento.
Probabilmente l’azione dello studente non rimarrà impunita. Al momento le docenti e la scuola non sarebbero ancora state coinvolte ma è diversa la richiesta che arriva dal ministero dell’Istruzione e del Merito: «Quanto accaduto lascia molta amarezza e dimostra un alto grado di immaturità e di insensibilità. La scuola saprà prendere i provvedimenti opportuni non solo per sanzionare comportamenti così gravi, ma anche per richiamare alla cultura del rispetto – ha detto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara – le nuove Linee guida sull’ educazione civica prevedono per la prima volta che l’educazione al rispetto, in particolare verso le donne, sia ora un obiettivo di apprendimento che deve essere imparato e su cui si dovrà essere valutati».
(Fonte Corriere della Sera)