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Istat, in aumento le aspettative di vita ma in Italia nascono sempre meno figli

Diminuiscono i neonati e si allunga la vita media degli italiani. Secondo gli indicatori demografici dell’Istat pubblicati lunedì 31 marzo, il tasso di fecondità ha raggiunto il minimo storico: con 1,18 figli per donna nel 2024 è superato il minimo di 1,19 del 1995.
Cresce invece la «speranza di vita»: per il complesso della popolazione residente, la speranza di vita alla nascita è pari a 83,4 anni, quasi cinque mesi di vita in più rispetto al 2023.

La speranza di vita e l’effetto sulle pensioni
Gli effetti della crescita della speranza di vita, l’indicatore demografico che quantifica il numero di anni che una persona può aspettarsi di vivere, saranno parecchio rilevanti sulle pensioni.
Nel 2027 l’età pensionabile e i contributi necessari a raggiungere la pensione anticipata aumenteranno di tre mesi arrivando a 67 anni e tre mesi per la vecchiaia e a 43 anni e un mese per l’anticipata.
Secondo i dati pubblicati oggi dall’Istat la speranza di vita a 65 anni è salita nel 2024 a 21,2 anni, il dato più alto dal 2019. Se si guarda al confronto tra il biennio 2023-2024 e il 2021/2022, confronto sul quale si basa l’adeguamento nel 2027 dell’età, si ede che c’è stato un incremento di sette mesi. Da questi vanno tolti i quattro mesi di riduzione registrati durate la pandemia a causa dell’aumento della mortalità nella fascia più anziana della popolazione.
Con 1,18 figli per donna nel 2024 viene superato il minimo del 1995
Ulteriore calo della fecondità in Italia. Con 1,18 figli per donna nel 2024 viene superato il minimo di 1,19 del 1995, anno nel quale sono nati 526 mila bambini a fronte dei 370 mila del 2024 (-2,6% rispetto al 2023). È quanto emerge dagli indicatori demografici dell’Istat pubblicati lunedì 31 marzo. Calano anche i decessi (651 mila), il 3,1% in meno sul 2023, dato più in linea con i livelli pre-pandemici che con quelli del triennio 2020-22. Il saldo naturale, ovvero la differenza tra nascite e decessi, è quindi ancora fortemente negativo (-281 mila).

Le cittadinanze italiane
Aumentano i neo-cittadini italiani: sono 217 mila le acquisizioni della cittadinanza italiana concesse a cittadini stranieri residenti in Italia, superato il precedente massimo di 214 mila raggiunto nel 2023. Al primo gennaio 2025 la popolazione residente di cittadinanza straniera è composta da 5 milioni e 422 mila unità, in aumento di 169 mila individui (+3,2%) sull’anno precedente, con un’incidenza sulla popolazione totale del 9,2%. Il 58,3% degli stranieri, pari a 3 milioni 159 mila individui, risiede al Nord, con un’incidenza sul totale della popolazione residente nel Nord pari all’11,5%. Altrettanto attrattivo per gli stranieri è il Centro, dove risiedono un milione 322 mila individui (24,4% del totale) con un’incidenza dell’11,3%. Più contenuta è la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 941 mila unità (17,3%), dove rappresentano appena il 4,8% della popolazione residente totale.Cresce speranza vita: +5 mesi
Rilevante crescita della speranza di vita in Italia che nel 2024 è pari a 83,4 anni, quasi 5 mesi di vita in più rispetto al 2023. È quanto emerge dagli indicatori demografici dell’Istat diffusi oggi. Al 31 dicembre 2024 la popolazione residente conta 58 milioni 934 mila individui (dati provvisori), in calo di 37mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente. La diminuzione della popolazione prosegue ininterrottamente dal 2014 e il decremento registrato nel 2024 (-0,6 per mille) è in linea con quanto osservato negli anni precedenti (-0,4 per mille del 2023 e -0,6 per mille nel 2022).

l’indagineLe diverse aree del Paese
Il calo di popolazione non coinvolge in modo generalizzato tutte le aree del Paese. Mentre nel Nord la popolazione aumenta dell’1,6 per mille, il Centro e il Mezzogiorno registrano variazioni negative rispettivamente pari a -0,6 per mille e a -3,8 per mille. Nelle aree interne del Paese si osserva una perdita di popolazione più intensa rispetto ai centri. A livello regionale, la popolazione risulta in aumento soprattutto in Trentino-Alto Adige (+3,1 per mille), in Emilia-Romagna (+3,1 per mille) e in Lombardia (+2,3 per mille). Le regioni in cui si riscontrano le maggiori perdite sono invece la Basilicata (-6,3 per mille) e la Sardegna (-5,8 per mille).