Cronaca

Investita e uccisa a 50 anni sulle strisce, gli eredi vanno risarciti con 1 milione e 800 mila euro per i danni subiti

Investita in pieno sulle strisce pedonali da un pirata della strada che l’aveva lasciata lì esanime sull’asfalto ed era scappato via, senza chiamare nemmeno i soccorsi, e lei a 50 anni era morto pochi attimi dopo. La tragedia si era consumata una maledetta mattina del 2019, il 17 dicembre, quando Roberta Barrile stava attraversando la strada a Rosignano, in via Della Cava, quando all’improvviso un’auto l’aveva centrata senza lasciarle scampo. I sanitari erano accorsi sul posto ma avevano solo potuto constatarne il decesso. L’urto era stato troppo violento. Solo grazie ai numerosi appelli dei familiari, molte ore dopo, gli investigatori erano riusciti a risalire all’identità dell’uomo che l’aveva investita, uccisa, per poi fuggire, e arrestarlo. Il giovane, all’epoca 26enne, nel 2021 aveva poi patteggiato una condanna a 2 anni e 10 mesi di reclusione per omicidio stradale aggravato e omissione di soccorso. A quel punto l’assicurazione aveva offerto e pagato ai familiari circa 350 mila euro di risarcimento ma nei giorni scorsi il Tribunale di Livorno ha stabilito che  “un risarcimento non può essere irrisorio e simbolico e deve tener conto della tragica serietà dell’evento”. La sentenza a firma del giudice Giulio Scaramuzzino ha condannato la compagnia assicurativa a pagare circa 1 milione e 800 mila euro al marito e ai 5 figli della donna, ai genitori e alla sorella, tra risarcimento danni e spese legali. Una somma significativamente più alta di quella ricevuta dai familiari in sede di trattativa e prima del processo. Il marito, Stefano Guidi, professore d’orchestra ed ex direttore del conservatorio di Livorno, quando aveva saputo dell’arresto del ragazzo che aveva investito e ucciso la moglie scappando via, non aveva avuto parole d’odio ma solo di gratitudine. «Ringrazio la polizia di stato, vigili urbani e carabinieri — aveva dichiarato al Corriere nel dicembre del 2019  — perché sono stati straordinari non solo nelle indagini ma per la sensibilità che hanno avuto con me e i miei cinque figli». All’ora del tragico incidente, stava ordinando i sette biglietti aerei acquistati per trascorrere il Natale a Londra con tutta la famiglia.  Si erano sposati nel 1998, Stefano e Roberta, dopo essersi conosciuti qualche anno prima ad Assisi, durante un incontro religioso. Lei era di origine siciliane (San Cataldo, Caltanissetta) e si era diplomata in violino all’Istituto Bellini. Insegnava alla scuola media di Cecina ed era un’apprezzata violinista. Entrambi musicisti, dunque, ed entrambi molto religiosi (uno dei fratelli di Stefano è un frate francescano), avevano deciso di vivere una vita insieme cercando di ispirarsi il più possibile al Vangelo, come aveva sottolineato il marito. Una tragedia che aveva scosso un’intera comunità, anche per le modalità in cui si era svolta l’intera sequenza di eventi. Ora dopo oltre 5 anni si è chiuso anche l’ultimo capitolo giudiziario, quello relativo ai risarcimento danni, dopo la definizione del processo penale che aveva condannato l’investitore.