Ingiuste detenzioni ed errori giudiziari, gli abomini della giustizia italiana che tra l’altro costano allo Stato milioni di euro all’anno
Innocenti colpevoli: il prezzo insopportabile degli errori giudiziari in Italia
Ti svegli una mattina, bussano alla porta… è la polizia. Ti arrestano, ti accusano di un crimine che non hai commesso. Non hai prove per difenderti, solo la tua parola. Passano giorni, mesi, anni. Poi la verità: sei innocente. Ma ormai la tua reputazione è distrutta e la tua vita spezzata.
No, non è l’inizio di un film, ma la realtà per migliaia di persone in Italia. Secondo i dati più recenti dell’associazione “errorigiudiziari.com”, dal 1991 al 2024 sono stati registrati 31.949 casi tra errori giudiziari e ingiuste detenzioni. Una spesa pubblica di oltre 987 milioni di euro per risarcirli. Quasi mille innocenti l’anno finiscono in manette per sbaglio.
Ma cosa si intende, esattamente, per errore giudiziario? Il termine raccoglie due realtà ben distinte, entrambe devastanti. L’ingiusta detenzione è la più comune, riguarda chi viene privato della libertà in fase cautelare, quindi prima del processo e poi prosciolto, senza mai essere condannato. L’errore giudiziario invece è ancora più grave perché si tratta di persone che hanno subito una condanna definitiva, e solo dopo anni, grazie a un processo di revisione, sono riuscite a dimostrare la propria innocenza.
A oggi, le ingiuste detenzioni rappresentano la stragrande maggioranza dei casi, ben 31.727 episodi dal 1992, per un costo allo Stato che supera i 901 milioni di euro. Solo nel 2024, sono stati 552 gli innocenti finiti in carcere o ai domiciliari per errore, per una spesa pubblica di oltre 26,8 milioni di euro.
Più rari, ma ancora più sconvolgenti, sono gli errori giudiziari veri e propri. Solo 222 quelli registrati ufficialmente dal 1991 al 2022, per una media di circa sette all’anno. Ma dietro a questi numeri si celano tragedie che la giustizia non potrà mai cancellare. Nel 2022, ad esempio, lo Stato ha speso quasi dieci milioni di euro in risarcimenti per errori giudiziari, oltre sette volte in più rispetto all’anno precedente.
Ma come può accadere, che una persona venga arrestata, processata, condannata, e solo anni dopo riconosciuta innocente? Le cause sono molteplici e complesse. A volte basta una testimonianza sbagliata, un’intercettazione mal interpretata, un testimone che mente. In altri casi si può trattare di confessioni estorte con la forza, carenze nella difesa o addirittura superficialità nella ricostruzione dei fatti.
Per capire davvero l’orrore che si nasconde dietro una sentenza sbagliata, basta raccontare la storia di Giuseppe Gulotta. Diciottenne siciliano, venne arrestato nel 1976 con l’accusa di aver partecipato all’omicidio di due carabinieri nella caserma di Alcamo Marina. Non c’erano prove concrete, ma ci fu una confessione estorta con botte, torture e minacce. Fu condannato all’ergastolo. Passò 22 anni in carcere da innocente, mentre i veri responsabili erano a piede libero. Solo nel 2012, dopo la testimonianza choc di un ex carabiniere e il duro lavoro di avvocati e giornalisti, la verità venne a galla: Gulotta non c’entrava nulla. Venne assolto. Lo Stato gli riconobbe un risarcimento di 6,5 milioni di euro. Ma nessuna somma può restituirgli gli anni rubati, l’adolescenza cancellata, la dignità calpestata.
La giustizia non può permettersi errori. Ma quando li commette, ha il dovere sacrosanto di riconoscerli, ripararli e imparare. Perché dietro ogni caso archiviato come “errore giudiziario” non c’è solo una svista, c’è una vita spezzata, un cittadino tradito, un diritto calpestato.
Finché la giustizia non sarà capace di ascoltare prima di accusare, di proteggere prima di punire, e di chiedere scusa prima di dimenticare, nessuno di noi potrà dirsi davvero al sicuro. Perché domani, quell’errore, potrebbe toccare a chiunque. Anche a te.