Non fanno notizia come i grandi scandali, nè aprono i telegiornali. Ma ogni giorno in Italia qualcuno scompare. Un adolescente che non rientra a casa, un anziano che si allontana e non sa più tornare, un giovane migrante che svanisce nel nulla. E se è vero che per la prima volta da anni i numeri migliorano, il fenomeno resta comunque uno dei più complessi. A raccontarlo è la XXXI Relazione del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, che fotografa con precisione estrema la situazione italiana nel primo semestre del 2024.
Il dato che balza subito agli occhi è incoraggiante: 11.694 denunce di scomparsa da gennaio a giugno 2024, contro le 13.031 dello stesso periodo del 2023. Un calo del 10% che, in un ambito da sempre segnato da una crescita costante, rappresenta un segnale contro corrente. La curva, finalmente, si piega verso il basso. Ancora più significativa è la percentuale di ritrovamenti, passata dal 48% al 57%. Nei primi 6 mesi dell’anno 6.664 persone sono state ritrovate, mentre 5.030 risultavano ancora da rintracciare alla data del 30 giugno.
Questi risultati sono il frutto di azioni concrete, spesso lontane dai riflettori ma decisive. Il sistema si è fatto più moderno, più rapido e più accurato. Le denunce vengono raccolte con modelli più precisi, i dati parlano tra loro e le Prefetture collaborano meglio con le forze di polizia. E tutto questo si traduce in un risultato concreto, ovvero i tempi di ritrovamento si accorciano. Oltre il 77% delle persone scomparse viene ritrovato entro una settimana. La rapidità fa la differenza, soprattutto per i più fragili.
Una lettura più dettagliata mostra come i cittadini italiani abbiano registrato 5.042 denunce, con un tasso di ritrovamento del 76,1%. Parlando in numeri: 3.839 persone ritrovate e 1.203 ancora da cercare. Tra gli stranieri, invece, il dato è ancora più critico: 6.652 denunce, ma solo 2.825 ritrovamenti, poco più del 42%. Il fenomeno colpisce in modo diverso, e queste cifre lo confermano.
Ma il fenomeno resta complesso e inquietante. Il 70% delle denunce riguarda minori, molti di essi sono stranieri non accompagnati. Spariscono dalle comunità che li ospitano, si allontanano, ricompaiono in altri luoghi senza che nessuno li registri. Sono vite in movimento, spesso invisibili, che il sistema fatica a proteggere. La Sicilia da sola raccoglie oltre il 30% delle denunce relative a minori stranieri, seguita da Lombardia e Campania.
Un altro segnale allarmante arriva dal fenomeno delle cosiddette “scomparse ripetute”. Più di 850 persone sono state denunciate come scomparse più di una volta nel giro di sei mesi. Alcune anche dieci, dodici, quindici volte. La maggior parte sono giovanissimi, spesso seguiti dai servizi sociali, che continuano ad allontanarsi da ambienti nei quali non si sentono al sicuro o ascoltati.
E c’è una parte del sistema che non appare nei comunicati ufficiali, ma che regge da sola interi universi di dolore e speranza: le famiglie. Sono loro a segnalare, a cercare, ma soprattutto, a non cedere. Sono loro che trasformano l’angoscia in richiesta di giustizia, che bussano alle istituzioni quando tutto il resto tace. Spesso si organizzano in associazioni, diventano rete, supporto o memoria attiva. Senza di loro, molte storie si chiuderebbero nel silenzio.
Un segnale importante è arrivato anche dalla comunicazione istituzionale. Campagne nazionali, eventi pubblici e la presenza sui media, si è compreso che parlare del fenomeno significa sensibilizzare e prevenire.
Non bastano i numeri a raccontare cosa significa scomparire in Italia. Dietro ogni statistica c’è qualcuno che non ha fatto più ritorno.
Si, è vero, i numeri stanno migliorando e questo è il segnale che stiamo andando nella direzione giusta, ma che il percorso non è affatto finito. Serve memoria, responsabilità e attenzione. Perché ogni scomparsa è un vuoto. E ogni ritorno, una piccola vittoria che ci riguarda tutti.