Esteri

Il resto del mondo si organizza in Cina mentre l’Ue segue Trump nelle sue mutevoli politiche internazionali

Il resto del mondo si trova in Cina per l’ottantesimo anniversario della vittoria sul nazifascismo; il resto del mondo appunto, ma non noi. Questo atteggiamento di chiusura da parte dell’Europa (allineata alle direttive di una rinnovata possibile egemonia a stelle e strisce) nel goffo tentativo di conservare vecchi privilegi affossa definitivamente ogni possibile afflato unionista. Il nuovo mondo multipolare che si prospetta se ne frega altamente delle nostre fisime e mi scuso per la crudezza del linguaggio. L’Occidente chiuso a riccio, dove autoritarismo e militarismo rialzano la testa grazie più ai politici che ai militari, risulta incapace di accettare cambi di prospettiva che lo spostino dallo status quo a breve termine. L’errore storico è stato l’accerchiamento e il tentativo di ridurre la Russia a potenza di secondo piano, e poi la destabilizzazione dei paesi dell’ex URSS per portarli nell’orbita atlantica, cosa di per sé assurda visto che l’Atlantico si trova da tutt’altra parte. È già assurdo per noi che stiamo nel Mediterraneo ma è più comprensibile considerato che ci troviamo in una condizione di vassallaggio per aver perso una guerra sbagliata e condotta irresponsabilmente dai referenti storici dei partiti attualmente al governo in Italia i quali, è del tutto evidente, governano con la vendetta. Vendetta per essere stati messi ai margini dell’arco istituzionale per cinquant’anni.

Vendetta mista a rancore visto che oggi i neofascisti devono stare proni nei confronti di una parte che ha contribuito alla sconfitta del fascismo storico, gli americani (per quanto oggi sono proprio loro a propendere verso una tecnocrazia fascistizzata) e, cosa affatto irrilevante, nei confronti di Israele dopo che i loro nonni avevano aiutato i nazisti a deportare gli ebrei nei lager, li avevano denunciati o direttamente imprigionati nei campi di concentramento italiani alcuni dei quali è attestato che funzionavano da campi di sterminio. Bene, ora il sud globale avanza trainato da grandi potenze quali Cina e Russia, da potenze regionali come Iran, Turchia, Brasile e da economie emergenti di grandi paesi come l’Uzbekistan che è già tanto se qualcuno ha una vaga idea di dove si trovi. Non si tratta di una alleanza militare, nei BRICS vi sono anche paesi storicamente avversi tra loro. Si tratta di superare le differenze stringendo accordi che soddisfino entrambe le parti. È un mondo mediamente più giovane del nostro, più dinamico, estremamente preparato sulle nuove tecnologie e sul loro utilizzo, altamente scolarizzato e affatto pavido nei confronti delle sfide che attendono l’umanitá intera. A differenza nostra che attualmente sappiamo solo scalciare e minacciare, soprattutto certi paesi europei che, dovrebbero ricordarlo, hanno preso sonori schiaffoni dalla Storia, che ha condannato il nazifascismo a una infamante, meritata e ingloriosa sconfitta. Ma non lo ricordano. Quando si parla di memoria va bene giusto per istituire qualche giornata commemorativa e finisce là. D’altra parte non si può pretendere dalle generazioni successive a quelle tragedie che ne sappiano qualcosa se non vengono adeguatamente formati e informati. Questo può accadere solo se esiste la volontà che accada. Volontà che spesso viene a mancare: nelle scuole e tra i giovani c’è una propaganda strisciante che in un futuro non troppo lontano potrebbe spingerli a marciare a passo dell’oca verso l’abisso.