Questa volta tenteremo di capire a grandi linee l’inizio del rapporto degli israeliti con l’Europa. Il nostro termine di paragone sarà la civiltà che ha forgiato questa parte del mondo traghettandola verso la modernità: Roma. Il centro del cosiddetto impero (la definizione è moderna, i romani si definivano la Repubblica, un fatto che non va assolutamente sottovalutato) non era proprio l’Europa continentale ma coincideva grosso modo con il Medio Oriente e il nord Africa. Vediamo ora di inquadrare nell’ambito dell’istituzione statale il livello di integrazione degli ebrei. Il ghetto di Roma è l’insediamento più antico del continente, anzi correttamente non dovremmo nemmeno chiamarlo ghetto in quanto si tratta di un termine successivo di origine veneziana. Diciamo allora che genti di origine ebraica si trovavano a Roma, insieme agli ambasciatori di tutto il mondo conosciuto, e che erano stati buoni alleati, ben prima della crisi che portò alla conquista militare della provincia nel I secolo d.C. E’ attestato che gli ebrei piansero al funerale di Cesare nel 44 a.C. e che coloro i quali avevano la cittadinanza erano già da tempo bene inseriti nei quadri amministrativi della Repubblica. Cosa cambiò nel corso dei secoli al punto da causare una frattura tale? Nel ricordare sempre che andrò per semplificazioni e che ciò che scrivo almeno per il momento è unicamente frutto di riflessioni personali posso affermare con una qualche certezza che in Giudea è nata una delle prime forme di nazionalismo della storia. Alla base abbiamo il rifiuto da parte degli ebrei di pagare i tributi alla Repubblica e quello di arruolarsi nell’esercito ma il punto più saliente è che essi rifiutavano di riconoscere la legge imperiale che per altro garantiva ampia autonomia. Il confronto fu durissimo: i sicari praticavano il terrorismo, il fanatismo degli zeloti raggiunse livelli inusitati.
Quel fanatismo che qualcuno insiste a portarsi dietro, creando dal nulla identità fittizie e ideologie campate per aria sulla base di miti e leggende, che oggi condizionano le sorti di milioni di individui. Come il sionismo che sta a Israele nello stesso rapporto in cui il fascismo sta all’Italia e il nazismo alla Germania. Sulla nascita dell’ideologia sionista vi rimando ad approfondimenti individuali, magari ne tratterò sommariamente più in là. Per ora quello che dobbiamo amaramente constatare è che siamo la prima generazione che assiste inerme allo sterminio di decine di migliaia di persone trasmesso in diretta dalle stesse vittime, abituati come siamo all’orrore. Si fanno sottigliezze linguistiche su come definirlo e sui paragoni con il passato. Ricordo che ero poco più che un bambino quando vidi trasmesse in televisione per la prima volta le immagini dei lager nazisti, tremendamente simili a ciò che si vede nella striscia di Gaza. Non riuscii a dormire la notte. Oggi dormiamo tranquillamente, anestetizzati come siamo da una realtà che sfuma sempre di più nell’intangibile: la società liquida teorizzata da Baumann è uno stato della materia ormai superato, stiamo passando allo stato gassoso di una umanità che evapora.